06 ottobre 2024

Fare spazio (un piccolo apologo)

Non sarebbe mai successo niente.
La libreria che ho alle mie spalle non avrebbe ceduto nonostante il peso che era costretta a portare.
Non sarei morto schiacciato dai libri: me la immagino molto meno epica, la mia morte.
Eppure, nei rari momenti di silenzio, quando mi sveglio presto e tutto tace, devo aver sentito qualche scricchiolio nello studio.
Magari non c'è stato, l'ho solo immaginato, veniva da lontano. Sta di fatto che ho deciso di voltarmi, guardare dietro di me e affrontare la questione a viso aperto: era necessario fare pulizia e il momento non poteva più essere rimandato.

Ho assistito alla lotta di due demoni dentro di me: da una parte l'accumulatore seriale di volumi saggio dati dai rappresentanti di libri scolastici gridava: "Tutto questo potrebbe servirti, anche se è ancora incellophanato, non lo guardi da 15 anni e forse hai solo fatto finta di sfogliarlo quando te lo hanno dato"; dall'altra il pulitore furioso ribatteva: "Scegli tu: vuoi morire schiacciato dal peso della libreria? Soffocato dalla polvere accumulata? O forse preferisci sprofondare nell'appartamento che si trova sotto il tuo, visto che il pavimento prima o poi cederà? Forza! Selezionare! Pulire! Buttare!"
Ero lì in mezzo a questi due fuochi, quando alla fine, quasi come un automa, senza troppi ragionamenti, ho deciso che il pulitore aveva ragione: dovevo intervenire.

All'inizio è stato facile: tutto il fardello inutile si toglie senza problemi.
I volumi mai consultati, quelli che ho usato e per cui ho maledetto il giorno in cui me li sono trovati davanti, le edizioni più vecchie di libri che cambiano due pagine e si spacciano per nuovi sono stati messi senza alcun dubbio nella pila delle cose da buttare.

Il problema è venuto dopo, quando è toccato agli altri: il libro che ricorda una classe a cui ho voluto particolarmente bene, quello che ho usato il primo anno in cui ero in una scuola di cui ho un ricordo piacevole, quell'altro che è stato mio supporto nei momenti in cui mi è sembrato di fare delle lezioni buone.
E poi pagine e pagine di appunti, schemi, scritti alcuni in bella grafia e curati (quelli dei primi anni), altri solamente abbozzati su fogli improbabili e vergati in modo incomprensibile anche al farmacista più esperto. E altri fogli ancora con cognomi di studentesse e studenti con accanto voti, annotazioni o con liste della spesa di un'altra vita.

Il dubbio, in questi momenti, è stato forte: buttare o conservare? Trattenere o lasciar andare?
Pensiamo che i bei ricordi abbiano sempre bisogno di un supporto materiale per continuare ad esistere e riteniamo che, per liberarci dei brutti ricordi o dei fardelli che ci pesano sulle spalle, sia sufficiente eliminare ciò che di materiale ci fa pensare a loro. Non è vera né l'una né l'altra cosa.
La verità, però, è che fare spazio aiuta tanto: ci vuole motivazione, coraggio per decidere di privarsi di alcune cose che ci sono sembrate indispensabili e determinazione per lottare contro la frustrazione di non riuscire a venire a capo quando bisogna rimettere tutto in ordine.

Alla fatica fisica di mettere tutti quei libri nella macchina ha, però, corrisposto, la soddisfazione di buttarli in discarica uno ad uno, godendomi il momento, facendoli quasi volteggiare verso gli immensi contenitori bianchi per la carta, senza più guardarmi indietro, con la consapevolezza di una decisione ormai presa. 
E poi tornare a casa, con la macchina vuota e un po' impolverata. Guardare la libreria e rendersi conto di essere di fronte ad un nuovo inizio.

Come diceva Esopo, Ὁ μῦθος δηλοῖ ὅτι (La favola dimostra che) è bello liberarsi dei pesi inutili, sia che riguardi la nostra libreria, sia  - e ancora di più -  che abbia a che fare con la nostra vita.

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