L’altro giorno mi è capitata tra le mani, nel mio consueto approccio disorganizzato alla poesia, un testo di Franco Arminio contenuto in “Studi sull’amore”, uno dei mille che avrei voluto scrivere io perché il poeta ha trovato le parole che io non ho mai trovato:
Ho smesso di mandare messaggi inutili
in cerca di risposte inutili.
Oggi non c'è niente di meglio del silenzio
per dire l'amore e per non dirlo.
Peccato che non posso cancellare
i messaggi che ho scritto,
peccato che non posso stare zitto
anche al passato.
Spero che questo silenzio vada all'indietro
come una gomma, spero che serva
a cancellare le cose che ho chiesto
a chi non aveva voglia di sentirmi.
Invidio ai morti solo questo:
il loro silenzio sconfinato e inattaccabile.
Nessuno può chiedere
una risposta ai morti.
Il nostro è un momento storico in cui il silenzio è diventato un bene prezioso ma non sempre ben accetto e, allo stesso tempo, un’arma distruttiva.
Quando abbiamo goduto del silenzio l’ultima volta? Non dico del silenzio come assenza di rumore, ma di quello che fa da cassa da risonanza a quel che abbiamo dentro e che raramente ascoltiamo. Il silenzio ci fa paura perché ci costringe a fare i conti con noi stessi e spesso non abbiamo voglia di farlo perché ne usciamo debitori.
C’è poi un altro silenzio, quello sacrosanto quando non si ha niente da dire è che invece viene violato in nome del “se non parlo non esisto”.
C’è ancora il silenzio dell’attesa che lascia che le parole dette o ascoltare si sedimentino, quello che dimostra l’autocontrollo di chi lo pratica, quello che è legato alla volontà di non ferire l’altro: silenzi a fin di bene che non sempre accettiamo perché siamo abituati allo stimolo/risposta, perché siamo condizionati da Google che ci dice subito e con buona approssimazione ciò che vogliamo e riversiamo questo modello di comunicazione sulle persone, dimenticandoci troppo spesso che siamo cuore, anima e cervello e non motori di ricerca.
C’è anche il silenzio del ghosting, quello di chi scompare senza motivo lasciando l’altra persona senza parole e in attesa. Tacere diventa uno strumento di potere, forse il più efficace, sicuramente il più crudele perché non lascia via di scampo.
In un mondo in cui tutti comunicano in maniera compulsiva, in cui bisogna esserci per essere, non parlare diventa un’arma incredibilmente potente e potenzialmente devastante.
Lacuna Coil, Enjoy the silence