13 aprile 2025

Strumenti di distruzione di massa: il ricevimento genitori.

L'ansia da prenotazione: "Sei riuscito a trovare posto? Guarda che se non fai presto non trovi più disponibilità"
L'impossibilità di trovare parcheggio.
Sapere dove andare leggendo dei tabelloni all'ingresso.
Vagare per corridoi affollati fino a trovare la porta giusta.
Attendere per un tempo pressoché infinito che arrivi il proprio momento.
No, non sto parlando di una partenza in aereo per le prossime vacanze ma di un momento che da docente temo quasi quanto un "poi passa nel mio ufficio?" della mia dirigente.
Il ricevimento dei genitori, che 'ntender no lo può chi no lo prova.

Guardo sconsolato le mie colleghe e i miei colleghi mentre saliamo insieme per le scale che ci portano alle aule a noi riservate: abbiamo lo stesso entusiasmo degli studenti che devono affrontare un compito di matematica alla prima ora del lunedì. E hanno passato la domenica a piangere perché non capiscono niente di numeri e di lettere messe a caso (ogni riferimento a fatti o persone - me, nello specifico - è puramente intenzionale)
Ci concediamo l'ultimo momento di disperazione prima di sfoggiare i nostri sorrisi migliori e tirare fuori il nostro campionario, fatto di:
- è intelligente. ma non si applica;
stringiamo i denti perché mancano ancora un po' di valutazioni;
- d'altra parte è così (quando vuoi chiudere la conversazione perché senti che fuori dalla porta sta iniziando una contestazione per il colloquio che si allunga troppo e intravedi genitori che stanno per indossare un passamontagna nero da black bloc con l'intenzione di spaccare le vetrine in cui ci sono esperimenti di scienze che credo nessuno abbia mai toccato.

Un po' di esperienza sul campo mi ha insegnato a riconoscere le tipologie di genitori più frequenti, che si possono categorizzare in questo modo:

- a casa la sapeva: un classico, come Via col vento o il trenino la notte di Capodanno. Il genitore è pronto a giurare sul fatto che lui stesso con le sue orecchie ha sentito la lezione al figlio e - a suo parere - era preparatissimo. Inutile spiegare che magari se fai tutt'altro lavoro non hai le competenze per valutare se il tuo pargolo è pronto o no per l'interrogazione e non sei diverso dall'umarell che guarda il cantiere affermando con una certa sicumera che lui il lavoro lo avrebbe fatto meglio. C'è una variante interessante che è mio figlio passa tutto il giorno in camera a studiare. Soprattutto quando si tratta di adolescenti in pieno tripudio ormonale, mi è necessario tutto il tatto del caso per spiegare che no, signora, se la porta è chiusa forse il bambino non sta studiando ma sta cercando nuovi modi per far esultare il proprio corpo. 

- premio Montessori: tratto da una storia vera/1.
io: "eh, signora, suo figlio ogni tanto avrebbe bisogno di una scossa". 
lei: "Lo picchi pure"
io: "Ma non posso"
lei: "Non si preoccupi, non la denuncio" 

- fammi i complimenti: lo riconosci subito. Si siede di fronte a te con un sorriso di plastica, solitamente sul bordo della sedia per permettere alla ruota del pavone di aprirsi completamente e mostrarsi in tutto il suo splendore. La cosa più imbarazzante è che ti guarda in silenzio, attendendo che tu inizi a parlare bene della figlia o del figlio e potresti andare avanti all'infinito: lui ha lo sguardo placido e la mancanza di fretta di chi sta facendo il pieno di benzina e aspetta di sentire il piccolo clic che ti avvisa che il serbatoio è pieno. Quando ormai sei allo stremo e hai già detto che il pargolo parla bene, scrive bene, studia, è corretto con i compagni, ha doti di santone, di guaritore e probabilmente riuscirà a riportare la Gioconda in Italia, il genitore, appagato da ciò che ha sentito, è pronto a librarsi verso gli altri docenti e a gonfiare ancora un po' il proprio ego.

- chiamami Maria: tratto da una storia vera/2
Era il 2005. Ero un giovane prof di belle speranze ed insegnavo in una scuola che si trovava in un paese sul mare (sospiro).
io: "Buonasera signora! Allora, cosa dire di sua figlia? È molto brava..."
lei (con fare sottilmente ammiccante): "Macché signora! Chiamami Maria"
Credo di aver sperimentato sul mio viso tutte le cinquanta sfumature di rosso.
No, alla fine non l'ho chiamata Maria.
Ovviamente, questo non succede più: al massimo ora dicono "Chiamo i carabinieri".

- avrei bisogno di uno psicologo (ma tu sei gratis)
io: "Allora, signora. Parliamo di suo figlio"
genitore: "Ah, non sa che situazione c'è in casa". E parte una disamina accuratissima - a cui per essere completa manca solo l'esposizione dell'albero genealogico -  sui parenti fino al quinto grado per poi passare a una descrizione delle dinamiche familiari, dei rapporti tra genitori e figli, tra genitore e genitore e anche tra genitore (solitamente l'altro) e amante.
Dopo aver dipinto una situazione rispetto alla quale la famiglia protagonista di Shameless è perfettamente funzionale, arriva la domanda: "Ma secondo lei il bambino va male in latino perché risente di tutto questo?"
No, signora: il bambino va male in latino perché non studia.

- garante della privacy: sono, solitamente, madri che ti parlano del ciclo della figlia o dello sviluppo ancora non avvenuto del figlio, che ti raccontano ogni episodio della loro vita, che tu avresti voluto continuare ad ignorare per vivere sereno. Quando il giorno dopo li vedi in classe, non hai il coraggio di guardarli in faccia per paura di scoppiare a ridere perché conosci alcuni segreti che pensavano sarebbero morti con loro nella tomba.

Alla fine delle ore di ricevimento, camminiamo come zombie per i corridoi, privati delle nostre energie; ci guardiamo senza vederci, aspettando solo di aprire la macchina, richiudere la portiera e cercare di elaborare questa esperienza antropologica estrema, chiedendoci se ciò che abbiamo vissuto sia stata realtà o fantasia.


  

2 commenti:

  1. Esilarante tragicomico...
    Un abbraccio

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  2. Sei sempre il migliore. Grato agli dei di averti conosciuto....💋

    RispondiElimina

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