Chi mi conosce lo sa: parlo poco di politica perché ritengo sia una cosa troppo seria, la cura della polis, per trattarla come una questione da bar, da tifoserie che si scannano in nome di una fede cieca.
Quando, però, il 25 aprile con un tempismo studiato (e anche piuttosto banale), quel partito che furbamente propone come slogan alle Europee “più Italia meno Europa”, candida ovunque il generale Vannacci e questo rilascia in tempo zero un’intervista a “La Stampa” in cui sciorina tutti i peggiori luoghi comuni per solleticare i simpatizzanti della sua parte politica, io mi incazzo.
E non mi incazzo perché le sue idee sono da troglodita e distanti anni luce dalle mie, ma perché quell’intervista parla alla pancia della gente, non argomenta, non spiega, ma dà al cane affamato un osso da spolpare.
“Mussolini era uno statista” dice, salvo poi aggiungere che lui con questo termine intende - genericamente - uomo politico.
Se era davvero questo il suo intento, ha fatto una dichiarazione quantomeno ridicola e oltremodo ovvia; se non era questo il suo intento, la sua precisazione dà l’idea di chi tira il sasso e nasconde la mano, senza avere il coraggio delle proprie affermazioni, ma intanto, visto che la parola statista assume spesso un’accezione positiva, ha strizzato l’occhio ai nostalgici.
Il generale, poi, parla di scuola, argomento su cui tutti si sentono in diritto di sentenziare.
Dopo aver detto che vuole il crocifisso nelle scuole perché è simbolo di cultura (no, caro: è un simbolo chiaramente religioso) dichiara che ci vogliono classi con caratteristiche separate per i bravi e per i disabili. Ma sì, torniamo indietro di decenni, mandando all’aria quel tentativo di inclusione delle persone con disabilità che - va detto - è spesso complicato e non sempre funziona ma che eticamente è imprescindibile. E poi - chiederei - con quale criterio si mandano gli insegnanti nelle classi? Chi insegna ai più bravi? Chi è più bravo? Chi è più obbediente?
“Chi infrange le regole si mette nelle condizioni di essere manganellato”. Parliamo degli studenti del liceo Russoli di Pisa, evidentemente pericolosissimi dissidenti perché manifestavano a favore della Palestina. E non conta il fatto che le telecamere hanno mostrato chiaramente che non erano armati, se non di idee diverse rispetto a quelle della maggioranza di governo (o almeno delle forze dell’ordine che lì la rappresentavano).
L’aborto? Per Vannacci non è un diritto e nei consultori ci stanno bene i Pro vita perché dato che una donna - essere inferiore - non è in grado di intendere e di volere e abortisce a cuor leggero, ha bisogno di chi la faccia sentire in colpa per l’omicidio che sta compiendo, riportandola così sulla retta via.
L’idea di patria è incompatibile con la società multiculturale. Peccato che gli antichi Romani (che tanto piacciono alla parte politica a cui afferisce il generale) individuassero il proprio progenitore in Enea, uno straniero, profugo e sconfitto e che quindi - almeno alle loro origini - non considerassero la purezza della razza un valore.
L’omosessuale che ostenta deve accettare le critiche.
Sembra che tu, maschio etero, sia troppo attratto dalle donne e lo stia ostentando: fingi di interessarti alla poesia e di disprezzare il calcio, se non vuoi essere criticato.
Voi, coppia formata da uomo e donna, non pensate di potervi scambiare un bacio per strada senza attirare delle critiche per la vostra ostentazione di eterosessualità.
Ridicolo, vero?
Il kit del perfetto odiatore c’è.tutto (fr0c1, n3gr1, femmine, hand1cappat1) ma l’intervista presenta altre perle su cui sorvolo in nome di un sentimento di umana pietà.
Si può rimanere indifferenti di fronte a tali affermazioni? No
Nel segreto dell’urna ognuno agirà come vuole, ma quando impugniamo la matita, pensiamo seriamente se questo è un candidato.
Brunori Sas, L’uomo nero