07 aprile 2024

Sopravvissuto

Ci sono cose a cui bisogna dire no senza accettare alcun compromesso: il razzismo, il gender gap, la disonestà, il parmigiano sulla pasta col tonno, "Uomini e donne".
Io, lo confesso, ieri ho ceduto ad una di queste cose da rifiutare, facendomi abbagliare da una lusinga a cui era per me impossibile sottrarsi: "andiamo a cena al mare se prima mi accompagni all'Ikea".
Una cena al mare val bene una visita in quell'inferno giallo blu che vende cose dal nome impronunciabile.

Penso che sia una follia andare all'Ikea,
c'è sempre una gran confusione anche di sabato sera.
E poi lo sai mi fa tristezza vedere la gente
che sogna di comprarsi tutto e si accontenta di niente.

Brunori ha capito tutto e io spero che la mia playlist su Spotify mi proponga esattamente questo brano in modo da far arrivare al destinatario un messaggio subliminale (che poi non è subliminale neanche un po'). E invece neanche Spotify mi dà soddisfazione. Confido nel traffico, in un meteorite, in un caso di intossicazione da pølpëttê che mi costringa a tornare indietro, ma niente. Tutto va per il verso giusto: tocca soffrire in silenzio fino alla maestosa enclave svedese. 

Salgo le scale con l'entusiasmo di un condannato nel braccio della morte: arrivo persino a percepire un clang clang di catene come sottofondo dei miei passi mentre vedo gente che rimane affascinata da un prodotto che si chiama åkēkätzøsęrvæ e mi viene in mente una similitudine manzoniana

queste immagini cagionarono [...] quel movimento, quel brulichio che produrrebbe un gran paniere di fiori appena colti, messo davanti ad un alveare.

La gente ronza attorno agli oggetti come api attorno ai fiori e io vorrei per un attimo essere un soggetto allergico alle punture: mi sfiora anche l'idea di imboscarmi nello Småland e darmi eroicamente la morte nel mare di palline colorate, ma poi desisto, temendo di dovermi poi montare la bara in cui sarà deposta la mia salma.

Per distogliere lo sguardo da Billy, Kallax e altri oggetti sulla cui effettiva utilità sono stati fatti studi rispetto ai quali gli studi sulla questione omerica sono roba da principianti, mi soffermo a guardare le persone, immagino le loro vite, i loro desideri e le turbe psichiatriche che li hanno portati a trascorrere qui con me un pomeriggio di sole. Colpiscono in particolare la mia fantasia tre soggetti:
  • il temerario: già indossare una felpa gialla indica, in generale, un certo livello di sprezzo del pericolo. Se poi la indossi all'ikea, dove ad indossarla sono i commessi, allora bisogna solo ammettere di avere delle tendenze masochistiche che portano a provare un brivido di piacere quando si è inseguiti dal cliente che vuole sapere in quale settore trova quell'oggetto indispensabile che risponde al nome di nönšærveåniêntē
  • i commessi: da loro bisogna imparare l'arte del dissimulare. Perennemente impegnati a fare altro, non sono mai loro gli addetti del reparto ma danno indicazioni vaghissime per far capire ai clienti chi sia la persona giusta a cui chiedere informazioni. Vorrebbero palesemente essere altrove. Vi capisco, bro. 
  • l'arredatore di interni: cerca il mobile che sia lungo esattamente 47,65 cm per incastrarlo in quell'angolo della sua casa che non può per nessuna ragione rimanere vuoto. Mentre fa una attenta disamina di tutte le migliorie che si potrebbero apportare al proprio appartamento, valutando costi e benefici, ipotizzando spostamenti di mobili e abbattimento di pareti, la famiglia - giustamente - lo abbandona e lo lascia a parlare da solo.
Prosegue il mio cammino inesorabile: inizio a vedere la luce in fondo al tunnel tra fodere di cuscini belle come un cinepanettone degli anni '90 e piante finte adatte a chi ha un finto pollice verde.
L'ultimo tratto è l'unico in cui mi diverto: il magazzino, quello in cui ci sono scaffali altissimi e corsie larghe lungo le quali sfrecciare usando il carrello come un monopattino.
Poi, improvvisamente, ricordo che forse, da qualche parte, mi è rimasto ancora un briciolo di dignità da conservare.
Sfreccio attraverso le patatine ricavate dagli scarti della lavorazione dei mobili e i miei occhi rivedono finalmente la luce.
Sono sopravvissuto, potete farcela anche voi.
(E comunque a cena al mare ci sono andato) 




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