07 luglio 2024

Mazzo di fiori

(Un tappeto di archi in crescendo. Dopo qualche battuta, il violino solista inizia a suonare la melodia. Parte l'Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach, anche nota alla mia generazione come "la sigla di Superquark").

Gentili lettori, gentili lettrici,
la puntata odierna è dedicata ad un problema che affligge tutte le generazioni in maniera trasversale, ma principalmente i boomer che hanno un accesso ad internet: questa malattia prende il nome di "aimieitempismo" ed è un'affezione particolarmente grave che si manifesta con post e frasi scritte da chi schiuma di rabbia e ricorda di quanto ai suoi tempi fosse tutto migliore, più bello, più difficile. Perché avviene questo? Per screditare i giovani di oggi senza valori, a cui tutto è dovuto, mica come noi che dovevamo sudarci ogni cosa. 
Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell’uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi.*
Queste parole che potrebbero essere tratte dal giornale di ieri sono tratte, sì, dalla Repubblica, ma quella scritta da Platone circa 2500 anni fa.
Ma qual è stato in questi giorni l'oggetto del contendere? Il mazzo di fiori.

Premessa necessaria: sul tema della scuola tutti si sentono in dovere di dire la propria anche solo per averla frequentata decenni prima: si tende, poi, a fare affermazioni che vorrebbero essere universalmente valide e che invece sono spesso solenni sciocchezze, legate ad una visione minuscola che non tiene conto del contesto. La si spara grossa, non la si argomenta e si spera così di avere visibilità.

Riassunto della vicenda: è stato sollevato un enorme polverone perché ad accogliere gli studenti e le studentesse che hanno appena concluso l'esame ci sono fiori, coriandoli, parenti fino alla settima generazione, bottiglie di spumante.

Secondo qualcuno, questo è il segno di quanto - ah, signora mia  - i tempi sono cambiati, di quanto questi giovani vengono coccolati e di quanto sono incapaci di stare al mondo.
A conferma di questa tesi e ad ulteriore discredito delle ragazze e dei ragazzi, proliferano in questi giorni articoli sugli strafalcioni pronunciati dagli studenti agli esami di maturità (alcuni vecchi come le gag di Paperissima Sprint) e - ultimissima tendenza - quelli che raccontano la consuetudine di prendere l'anno sabbatico dopo la maturità. Quali reazioni suscitano queste notizie nell'utente medio (o mediocre)? Sdegno per l'ignoranza delle nuove generazioni (che saranno quelle che dovranno pagarci la pensione) e per la poca voglia di fare (io alla tua età già lavoravo e avevo tre figli e una casa di proprietà).
Ma torniamo al mazzo di fiori.
In logica, questa si chiama fallacia del piano inclinato, ovvero - cito Wikipedia - un ragionamento con cui, partendo da una tesi, si trae una sequenza di conseguenze presentate come inevitabili ma, in realtà, del tutto arbitrarie.
Davvero si può pensare che un festeggiamento possa essere conseguenza e causa del presunto degrado morale contemporaneo?

Sì, probabilmente appare esagerato e un po' troppo a favore di social: se non si viene immortalati mentre davanti alla scuola si beve dalla bottiglia di spumante sembra che la maturità non sia valida e debba essere rifatta.
Sì, probabilmente c'è la sensazione che i grandi festeggiamenti vengano sempre più anticipati: il diploma sembra una laurea e le feste per il diciottesimo compleanno sembrano dei matrimoni; per chiudere il cerchio dovremmo far sì che i matrimoni sembrino funerali (e spesso succede, ma questa è un'altra storia).

Però mi dico anche che quando il 6 luglio del 1997 io ho sostenuto l'esame di maturità, sarei stato felice di trovare fuori dall'aula i miei genitori che, invece, lavoravano e non potevano prendere un giorno di ferie per venire a festeggiare con me; ovviamente ciò non significa che non mi siano stati vicini in assoluto, ma semplicemente che fisicamente in quel momento non c'erano. 
Il punto, secondo me, è un altro: il fatto che io - e come me la mia generazione e le generazioni precedenti alla mia - non abbia avuto questo non autorizza a negare che qualcun altro lo abbia.
Proviamo a ragionare evitando la polarizzazione, uno dei grandi mali dello scontro social che poi si riversa nella vita reale: non esistono solo guelfi e ghibellini, rossi e blu, buoni e cattivi; si può anche essere d'accordo in parte con una tesi e in parte con una tesi opposta. Impariamo a cogliere le sfumature di grigio - che sono ben più di 50 - che separano il bianco e il nero.
 
È probabile che questo sia un rito vuoto? Certo. 
È possibile che, dismesso il sorriso a favore di social, le famiglie lì riunite poi non si rivolgano più la parola? Assolutamente sì.
Ma, soprattutto, mi chiedo se sia possibile non ergersi a sociologi improvvisati e non giudicare un festeggiamento come un segno del declino dei tempi.
Si può pensare che magari per qualcuno una laurea non ci sarà - perché non dobbiamo per forza essere tutti laureati - e che arrivare a questo traguardo ha comportato sforzi e pertanto va festeggiato? Cosa sappiamo di quello che c'è dietro quella bottiglia di spumante, quello sparo di coriandoli, quel mazzo di fiori? Magari non c'è niente, ma magari c'è tantissimo.
Una bella prova di maturità sarebbe quella di pensare prima di parlare, ma se davvero fosse questa, forse, in molti avrebbero poco da festeggiare.


*A voler essere precisi, Platone non dice che i giovani - in generale - sono così, ma dice che questo loro atteggiamento si verifica in concomitanza con la degenerazione della società legata all'avvento della tirannide. Ancora più preciso Esiodo, poeta greco vissuto intorno al 700 a.C., che scrive: "Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo, se deve dipendere dalla gioventù superficiale d’oggi, perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa. Quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le buone maniere ed il rispetto per i genitori: la gioventù d’oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata".


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