07 gennaio 2024

Tabula rasa

Dimenticare, ovvero far uscire dalla mente.
Scordare, ovvero far uscire dal cuore.

Lo scontro ricordare/dimenticare vede nel sentire comune, indiscutibilmente vincitore il primo contendente: la bellezza del ricordo è celebrata da poeti di ogni tempo.

Mi viene in mente In me il tuo ricordo di Vittorio Sereni

In me il tuo ricordo è un fruscio
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l'altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d'anime che se ne vanno.

E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.

O anche l'imprescindibile Montale di Nel fumo

Quante volte t'ho atteso alla stazione
nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo
tossicchiando, comprando giornali innominabili,
fumando Giuba poi soppresse dal ministro
dei tabacchi, il balordo!
Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una
sottrazione. Scrutavo le carriole
dei facchini se mai ci fosse dentro
il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.
poi apparivi, ultima. È un ricordo
tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.


Leopardi, nello Zibaldone, scrive: «un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La medesima, ed anche un sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in sé, sarà poeticissimo a rimembrarlo. La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, se non altro per- ché il presente, qual ch’egli sia, non può esser poetico; e il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago»

Il ricordo, dunque, è legato al piacere: le cose richiamate alla memoria sono sempre più piacevoli perché la mente tende a rimuovere il brutto; il passato diventa talvolta un rifugio in cui trovare riposo dal presente, altre volte diventa una scusante per le nostre azioni e le nostre parole.
Il passato, inevitabilmente, ci condiziona e ci sottrae forze per vivere il presente.

Ma come sarebbe bello potere, anche solo una volta, resettare tutto?
Cancellare i nostri ricordi e ricominciare tutto da zero.
Non solo ciò che ci ha fatto soffrire, i sentimenti non ricambiati, le promesse disattese, le occasioni perse, i treni non presi, i viaggi non fatti.
Anche i ricordi più belli, la felicità immotivata di quando si è bambini, la prima volta ad un concerto, l'abbraccio caldo, il rivedersi dopo una promessa, un libro, una canzone mai ascoltata prima o risentita per la centesima volta. Per poter rivivere tutto come se fosse qualcosa di nuovo, vivere solo di inizi, di eccitazioni da prima volta.
Dimenticare le parole urlate, sussurrate, non dette, i silenzi, sia che ci abbiano fatto bene sia che ci abbiano fatto male. Riascoltarle come se fosse la prima volta.
Ricominciare tutto da capo diventando una tabula rasa, dimenticando quello che sappiamo del mondo e di noi stessi; superare pregiudizi, riscoprire il mondo, dare il nome alle cose come un novello Adamo.
Perdere l'esperienza già accumulata, le sovrastrutture, gli schemi.
Rinascere.
Dimenticare anche questo desiderio di dimenticare e ricominciare a coltivare l'arte del ricordo.
Bello, no?


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