Traumi infantili e dove trovarli.
"Cosa devi dire al signore?". Questa frase, seguita da un potente strattone, forse dato nella speranza di far fare contatto ai due neuroni che affollavano il mio cervellino e trovare di conseguenza la risposta giusta, era il rituale necessario prima che da bambino pronunciassi la parola "grazie".
Fortunatamente, poi. le cose sono cambiate ed ho imparato a ringraziare sempre, anche quando apparentemente non ci sono motivi per farlo, e ad accogliere il sentimento della gratitudine come segno di umiltà e di forza insieme. Perché ringraziare vuol dire riconoscere che un'altra persona ha avuto un ruolo nel nostro star bene e a noi, che vogliamo mostrarci sempre indipendenti, questo costa fatica. Vuol dire compiere una piccola rivoluzione gentile.
Franco Arminio, in Poesia della gratitudine, scrive:
Ringrazia,
vattene via quando serve,
non portare rancore,
ringrazia ancora,
ricorda il male
che hai trasformato in bene,
libera la tua tenerezza,
ma studia il nero del mondo,
goditi quello che sei diventato,
niente di meglio
era possibile,
non nascondere il tuo sconforto,
rngrazialo, intervistalo,
ma non dare retta
a tutto quello che ti dice,
inventati la gioia del giorno,
se ne trova sempre qualcuna
se ti guardi bene intorno.
Quindi oggi voglio dire grazie.
Grazie a chi vede l'abisso che ho dentro e non scappa ma mi chiede di fargli luce e di dargli una corda per calarcisi dentro.
Grazie a chi mi fa ridere, anche nei momenti in cui non avrei voglia di farlo; grazie, soprattutto, alle persone con cui si crea un linguaggio condiviso, in codice, per cui non si possono dire normalissime parole senza scoppiare a ridere. Ad esempio bottiglia.
Grazie alle persone con cui condividere senza timore le fissazioni, i disagi psicologici, quelle cose che ci fanno sentire strani e che sanno riderne con te.
"Grazie al ca**o", che è la risposta che sta bene su tutto, come il nero.
Grazie a chi c'è, a chi non scompare, a chi sa che anche non ci si sente e non ci si vede tutti i giorni l'affetto non può mai essere messo in discussione.
Grazie a chi è scomparso (e che presumibilmente non leggerà mai queste righe): ogni tanto fa bene anche l'assenza. Anche se è definitiva.
Grazie alle persone che quotidianamente affollano la mia vita, a quelle che fanno sentire la propria presenza anche con uno sguardo, con una parola, con un sorriso.
Grazie a chi mi ha fatto crescere e a chi, ancora ora, contribuisce al mio miglioramento.
Grazie a chi mi ha messo in discussione, mi ha sottovalutato, mi ha snobbato: anche loro hanno contribuito al mio miglioramento (e ora possono serenamente rosicare).
Grazie a chi ha fiducia in me e non ha paura a dimostrarmelo.
Grazie a chi scrive libri, poesie, a chi suona, a chi canta, a chi fa arte in tutte le sue forme: quando trovo nelle espressioni di qualcun altro ciò che aderisce perfettamente al mio stato d'animo provo una sensazione assimilabile alla felicità.
Grazie a chi mi sa leggere nel pensiero.
Grazie a chi mi parla come se parlasse con sé stesso e che mi spinge a fare lo stesso, rompendo un muro spesso fatto di silenzio e di cose da mettere a tacere perché non è opportuno dirle.
Grazie a chi abbraccia: il calore di un abbraccio sincero, profondo non è paragonabile a nulla.
Grazie a me stesso che sto cercando e trovando il coraggio di non avere paura di parlare, di buttarmi anche a costo di farmi male, di essere quello che sono e di superare la differenza che c'è tra forma e sostanza.
Grazie a studentesse e studenti, che rendono il mio lavoro bello, sfidante, che con le loro storie mi mettono in crisi, mi costringono a distruggere e ricostruire le mie certezze con le loro domande, crescono sotto i miei occhi e mi mostrano i frutti dell'impegno
Grazie ad ex studentesse ed ex studenti: le vostre parole, i vostri ricordi, i vostri abbracci mi fanno capire quanto grande sia la responsabilità di cui ogni giorno sono investito. Questa cosa mette un po' di ansia, ma è bello così.
Grazie a Cristo tra poco sarà passato anche questo Natale
Grazie a te, che leggi queste righe, condividi questi pensieri e metti un argine alla mia solitudine, che forse è anche la tua ed è di tutti, ma noi non lo sappiamo e quindi continuiamo a sentirci soli.
Alanis Morrisette, Thank you
E grazie anche a te!
RispondiElimina