17 dicembre 2023

Il peso delle parole

Un mare scuro e tranquillo in superficie, sotto il quale si agitano chissà quali tempeste, inimmaginabili dall'esterno.
Sono così gli occhi di G.; l'unica increspatura è il sorriso che le parte dallo sguardo per poi aprirsi pian piano sulle labbra. Apparentemente è ben centrata e sicura di sé. Apparentemente, perché non ama - come nessuno - mostrare la propria fragilità.
G è timida ma, nonostante ciò, non abbassa mai lo sguardo quando ti parla. 

Sorride anche quando mi si affianca mentre faccio il pastore maremmano che conduce il gregge dall'aula alla biblioteca e inizia a parlarmi.
E mi parla di un padre ormai per lei sconosciuto e di una madre che, al ritorno a casa dal lavoro, vomita addosso a lei la sofferenza di una vita da cui crede di non aver avuto il giusto compenso, la sua frustrazione, il suo sentirsi attaccata da tutti.
Non riesce a sottrarsi a questa valanga di parole, G. che nel frattempo ha perso il sorriso e stringe la mascella, e mi chiede come fare quando non si ha più voglia di ascoltare qualcuno.
Ancora una volta mi trovo senza parole, mi sento impotente.

Dopo la scuola mi metto in macchina, le lacrime scendono da sole e non faccio niente per fermarle.
Da spugna quale sono penso che il pianto sia il modo per far uscire quello che ho assorbito.
E poi penso.

Penso alle parole e al loro infinito potere.
A quanto aspettiamo le parole che ci vorremmo sentir dire e che solo raramente arrivano dalla persona giusta e al momento giusto.
A quanto aspettiamo la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe, la parola definitiva, che stabilisca chi siamo e che ci permetta di riconoscerci e di distinguerci all'interno del mondo, definendo i confini tra il sé e l'altro da sé.
A quanto le parole non pronunciate possano far male.
A quanto possano scavare solchi profondissimi le parole sussurrate di sera, approfittando del buio che dà il coraggio di dare corpo a verità che la luce del giorno farebbe fuggire.

Penso a quello che scrive Sándor Márai nel romanzo "Le braci":
Sì, le parole ritornano. Tutto ritorna, le cose e le parole girano in cerchio, talvolta fanno il giro del mondo, poi un bel giorno si incontrano, si riuniscono e il cerchio si chiude.

E penso a quanto è bello circondarsi di persone le cui parole hanno un peso ed una verità che non ha bisogno di essere ribadita in alcun modo, quelle che non aggiungono "te lo dico davvero" alla fine di una frase perché sanno che non ce n'è alcun bisogno.
Le persone che sono in grado di sopportare i nostri silenzi perché ne capiscono il significato e sanno dare ogni volta il peso giusto alle nostre parole sono da tenere strette.
Sono persone da tenere strette quelle di cui siamo in grado di sopportare il silenzio e alle cui parole sappiamo dare il giusto peso.

L'anima - secondo l'esperimento condotto da MacDougall all'inizio del '900 - pesa 21 grammi; le parole, anche le più leggere, anche quelle non dette. hanno il peso di un macigno e lo vediamo tutti i giorni, sperimentandone il peso e la violenza sulla nostra pelle.



Giovanni Caccamo, Le parole hanno un peso

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