10 dicembre 2023

È di nuovo quel periodo dell'anno

Luci. Tante, forse troppe. Uno scintillio esagerato.
All I want for Christmas is you.
Last Christmas I gave you my heart (che non c'entra nulla, ma non fa niente)
Buoni sentimenti a profusione.
E poi cene, brindisi, aperitivi. Tanti, forse troppi.
Baci, abbracci, sorrisi forzati. Mettiamo da parte tutti i dispiaceri e vogliamoci bene.

Ogni volta che percepisco il dovere di provare un sentimento, automaticamente vado in blocco come una caldaia nel giorno più freddo dell'anno, ovvero in modo inaspettato ed inopportuno.
È estate, devi divertirti.
È capodanno, devi festeggiare.
È Natale, devi essere più buono.

Scusatemi, ma non ce la posso fare.

Faccio fatica a comprendere questa bontà a comando che si accende insieme alle lucine: mi sembra un po' come mettere la polvere sotto il tappeto perché la casa è sporca, non abbiamo il tempo di pulirla ma dobbiamo fingere che tutto sia perfettamente a posto e sotto controllo.

E non è questione di essere Scrooge o Grinch o qualunque altro essere che non ama il Natale.

C'è una motivazione più profonda.

Giorgio Caproni, nella poesia Petit Noël scrive:

S'avvicina il Natale.
Gesù, portami via.
La tua è la più bella bugia
che possa allettare un mortale

Il senso religioso della festa credo sia ormai irrimediabilmente perduto: un bambino appena nato non si potrebbe accogliere con tutta questa gran confusione.
Un bambino appena nato si accoglie con uno stupore silenzioso, lo stupore che deriva da una nuova vita che nasce e dal carico di speranze  e di sofferenza che porta con sé.
E quando si dice che il Natale è la festa dei bambini, si dice una delle più grandi bugie che si possano raccontare: come può un bambino comprendere questo mistero? Certo, la meraviglia è connaturata all'età infantile ma la speranza, l'idea di una nascita finalizzata ad una morte catartica e tutto ciò che questo porta con sé è assolutamente fuori dalla portata dei bambini.
Le verità della religione sono troppo alte per essere comprese già dagli adulti, figuriamoci dai bambini. Bisognerebbe aderire ad un culto religioso per convinzione, non per convenzione. Da adulti consenzienti, non da creature inconsapevoli. È una questione di rispetto per la religione. Ma questo è un altro discorso.
Tolto questo, quale valore resta alla festa?

Al di là delle tirate moralistiche sulla commercializzazione del Natale, resta sicuramente un valore affettivo: a Natale c'è più tempo per stare con la propria famiglia, con i parenti che vedi di rado. Spesso, però, questi momenti si trasformano in rese dei conti, nell'esplosione di conflitti messi a tacere grazie alla distanza, al poco tempo passato insieme. La citazione di Ugo Foscolo a questo punto è obbligatoria: “Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano”. Non vale per tutti, ma per molti sì, anche se non ci piace ammetterlo.

Paradossalmente, l'unica cosa che mi piace in questo periodo è forse quella che odia la maggior parte delle persone, ovvero fare regali: scegliere con cura cosa regalare alle persone a cui voglio bene (solo a loro, per tutti gli altri lascio la scelta, trasformare un sentimento in qualcosa di concreto, poter dire "ti ho pensato" con qualcosa che parli di me.

Per il resto preferisco esserci a gennaio, abbracciare a febbraio, ascoltare a marzo, sorridere ad aprile, accogliere a maggio, ridere insieme a giugno, confortare a luglio, piangere insieme ad agosto, dare la mano a settembre, chiedere come stai? ad ottobre, stare insieme in silenzio a novembre. E sentirmi libero di non essere costretto a voler bene a dicembre.

Carmen Consoli, Moderato in re minore

2 commenti:

  1. Ma io ti amo! Tutto l'anno eh, non solo fra l'8 dicembre ed il 6 gennaio.

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  2. La religione e le ricorrenze ad essa legate sono state inventate per chi non ha altro nella vita. Se si svuota il cielo a chi non ha il coraggio della disperazione non resta nulla.

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