11 agosto 2023

Se i gatti scomparissero dal mondo

"Per ottenere qualcosa, bisogna sacrificarne un'altra".
Secondo mamma era ovvio, eppure le persone cercavano sempre di ottenere qualcosa senza sacrificare un bel niente. Quello però si chiama furto, quando qualcuno ci guadagna e qualcun altro ci perde. Si tratta di una felicità costruita sull'infelicità altrui. Sono le leggi che regolano il mondo.

Immaginate per un attimo di aver appena avuto una diagnosi che vi lascia poco tempo da vivere.
Immaginatevi soli e disperati.
Immaginate che, improvvisamente, un tipo bizzarro, con camicia hawaiana ed occhiali da sole si presenti come il diavolo e vi proponga uno scambio: la vostra vita si allungherà di un giorno a patto che voi acconsentiate a far sparire qualcosa dal mondo.
Il protagonista di questa fiaba, scritta da Kawamura Genki una decina di anni fa, posto di fronte alla difficile scelta, riflette sul tempo scivolatogli tra le mani, sulle occasioni perdute, sul rapporto con una madre affettuosa e un padre silenzioso ed emotivamente distante, sulle parole non dette, ma soprattutto su quanto l'uomo, quanto lui stesso, sia egoista ed egoriferito tanto da essere disposto a privare tutti di qualcosa pur di allungare la propria vita di ventiquattro misere ore. 
Il breve romanzo, che mescola l'ironia con il dramma ed è imbevuto di cultura giapponese, costringe chi lo legge a riflettere su tanti aspetti della vita e lo fa con quel misto di purezza e di crudeltà tipico delle fiabe prima che Walt Disney le ammorbidisse con quel buonismo un po' melenso e che ci ha fatto credere che nella vita tutto è o bianco o nero (senza le infinite sfumature di grigio... no, non sono cinquanta, quella è un'altra storia) e che i nostri modelli dovevano essere principi valorosi e principesse bellissime (tertium non datur). Quanto vale la nostra vita? Cosa siamo pronti a sacrificare per continuare a vivere? Perché non diamo importanza a ciò che abbiamo se non quando siamo consapevoli del fatto che lo stiamo perdendo?
E poi, comprendere che noi siamo il frutto delle nostre scelte e nient'altro (e che il diavolo che noi ci figuriamo non è altro che la versione alternativa di noi, frutto delle scelte opposte a quelle che abbiamo effettivamente fatto).
In tutto questo c'è spazio per Lattuga e Cavolo, i gatti del protagonista, che assumono un ruolo centrale nella narrazione.
Non vi dico altro per non rovinarvi la lettura (qualora lo vogliate leggere): chi decide di affrontare queste pagine deve essere pronto a sentir scavare dentro di sé voragini profondissime (nella consapevolezza che c'è comunque un filo di Arianna che vi permetterà, se non di salvarvi la vita, almeno di trovare una strada che vi permetta di interrogarvi (che forse è il primo passo per salvarsi).
Ultima cosa: il protagonista piange, spesso, e le sue lacrime sono catartiche, purificano lui e chi legge la sua storia.
Si capisce che mi è vagamente piaciuto?

Kawamura Genki, Se i gatti scomparissero dal mondo, Einaudi

Niccolò Fabi, Rosso

Nessun commento:

Posta un commento

Adattarsi

Credo che quando Umberto Tozzi cantava Primo maggio, su coraggio! stesse pensando intensamente a studenti e docenti che in questo mese si t...