Annamo a pijà ‘n gelato?
Meglio di un documentario, meglio di un’inchiesta giornalistica, con uno stile che ricorda il Pasolini di “Ragazzi di vita” e con una precisione chirurgica stemperata da una costante, amarissima ironia Zerocalcare descrive la realtà della periferia (di qualunque periferia, non solo quella romana) in cui gli ultimi si sentono meglio se trovano qualcuno più ultimo di loro con cui prendersela. Ma accanto a questo c’è molto altro: il senso di colpa di chi ce l’ha fatta e si sente quasi a disagio a combattere guerre che non lo toccano più direttamente; le amicizie che si rompono e che, quando si ricompongono, non sono più come prima perché il tempo ha modificato i bordi dei pezzi di puzzle che prima combaciavano perfettamente; il venire a patti con la propria coscienza per poter realizzare quel sogno che rischia di svanire; la vita che porta gli altri a fare scelte che non possiamo capire né giudicare (e il buon Verga qui farebbe un applauso).
E poi, random, una colonna sonora meravigliosa; Zero che non riesce a capacitarsi di aver bisogno di un corso di dizione; Secco che rappresenta meglio di qualunque altro personaggio l’apatia che ha, però, radici profonde; le regole non scritte per cui certe cose sono “da froci” e tutto quello che si distanzia dalla normalità “sta tendenzialmente sul cazzo”; il dilemma quasi filosofico se sia “meglio avere un dito al posto del cazzo o cazzi al posto delle dita”; i problemi della scuola e gli immigrati usati solo come pretesto per dare sfogo ad un odio inveterato e rivolto non si sa esattamente contro chi.
Ma soprattutto, il non voler ammiccare necessariamente al mondo dei social per sottolineare che esiste ancora una realtà che non ha niente di patinato e di edulcorato; l’armadillo con la voce di Mastandrea che, inforcati gli occhialini, mi avvisa quando stoaffànacazzata; un discorso toccante sull’assenza.
“Mi fa paura che una persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto, a un certo punto sparisce come se fosse una cometa che ha attraversato la vita nostra, che eri abituato a vederla e poi però sparisce dietro l’orizzonte, poi rimane la scia, la vedi per un po’ e poi manco più quella. E la nostra vita continua come se non fosse mai esistita, ma nessuno pensa mai alla vita della cometa, a cosa gli succede dopo che è passata”.
883, Cumuli
Già due studenti mi hanno segnalato questa serie come da vedere
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