26 settembre 2022

E ora che si fa?

Viene facile dire "Ora espatrio".

Per quanto abbondantemente previsti, questi risultati elettorali non possono lasciarci indifferenti. È vero che questa "è la democrazia, bellezza" e vince chi prende più voti, ma resta l'amarezza e la volontà di capire perché la maggioranza degli italiani si senta rappresentata da una parte politica che odia e discrimina. Dico la maggioranza  senza fare i calcoli sull'astensionismo perché nei confronti di chi non esercita il proprio diritto di voto, l'unico atteggiamento giusto è quello suggerito da Virgilio a Dante quando passa vicino agli ignavi: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

A Fratelli d'Italia va riconosciuta la coerenza mancata, ad esempio, alla Lega: proprio questo essere contro il sistema li ha premiati, attirando i voti di quell'elettorato fatto di scontenti, insoddisfatti, sedicenti vessati dai poteri forti; agli italiani va riconosciuta la solita tendenza a cercare l'uomo forte. Non siamo in grado di sostenere una democrazia ma, come pecore, abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi la strada (d'altra parte lo aveva già capito e ben detto Machiavelli oltre 500 anni fa).

Il PD ha fatto il solito errore: la polarizzazione. "Scegli" o noi, o loro; o noi che siamo puri e colti o loro che sono brutti, cattivi e ignoranti. Lo ha sempre fatto: prima era Berlusconi, poi è stato Salvini, ora è la Meloni. Ma le idee dove sono? La vicinanza, quella vera e fattiva, agli ultimi dov'è? In quale proposta si può ravvisare? Si fa fatica a trovarle e questo, chiaramente, allontana chi cerca nei democratici un supporto.

La Sinistra, come al solito, si è frammentata in mille rivoli non riuscendo a far convogliare tutte le proposte e tutti i voti in una stessa direzione. Questa storia avrebbe anche un po' rotto.

Conte è riuscito in un'impresa davvero difficile, ovvero riesumare un partito completamente allo sbando, ma l'incompetenza che regna fin dai primordi nel M5S fa sì che - almeno ai miei occhi - non abbia alcuna credibilità.

Salvini e Berlusconi sono, rispettivamente, il morto ed il risorto: il primo non ammette la sconfitta neppure sotto tortura; ci toccherà veder il secondo considerato come padre nobile della politica: se questo è il padre, i figli non possono essere molto migliori. 

Renzi e Calenda, i Gianni e Pinotto della politica italiana, sono già pronti a fare - come ho letto da qualche parte sulla rete - l'ego della bilancia.

Fortunatamente, dei vari Di Maio, Adinolfi, Pillon, Sgarbi, Cunial e Barillari, Paragone, quel calderone di Italia Sovrana e Popolare e tutta la fuffa circostante si sono perse, almeno per ora, le tracce, ma non escludo che si ripropongano presto, come la peperonata mangiata a cena.

E ora che si fa? Sarebbe facile dire che viene voglia di andarsene, e invece no. È finalmente giunto il momento in cui si può e si deve fare opposizione, soprattutto nei confronti  di provvedimenti discriminatori e liberticidi che sicuramente verranno proposti e propagandati perché non si possono deludere tutti quelli che hanno visto nel centro destra la riproposizione dei valori degni del mos maiorum. Diciamoci chiaramente anche questo: il PD non avrebbe potuto governare se non con qualche - ennesimo - pastrocchio, perdendo, in questo modo, quel poco di credibilità che ancora gli rimane.

Forse è un 'occasione di rinascita, forse. Nel frattempo cerchiamo di attraversare la notte nel modo più attivo e reattivo possibile, attendendo l'alba.

Francesco de Gregori, Viva l'Italia


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