03 agosto 2022

Se solo avessi le parole te lo direi

C'è chi l'ha cantata e chi mente.

Spesso mancano le parole per dire ciò che si vorrebbe, o forse manca il coraggio di dire le giuste parole, che pure avremmo e si ha spesso un falso pudore nell'esprimere sentimenti belli e profondi, come ad esempio la stima: a me capita di provare ammirazione per qualcuno molto più spesso di quanto non lo dica a parole. Vero è che "ti stimo moltissimo" è una frase che, da Fantozzi in poi, ha avuto un significato non esattamente esaltante ma forse è giunto il momento di rivalutare questo sentimento che sancisce il riconoscimento dei meriti altrui.

Le parole per la rabbia, invece, non ci mancano mai, anche se spesso sono imprecise, più che sbagliate: non riesco ad esprimere quello che provo perché vado in confusione, metto in fila sillabe che formano parole che non rispecchiano quello che avrei voluto dire, non vengo compreso, mi arrabbio ancora di più e la confusione cresce. Un circolo vizioso, un frullatore che stordisce.

Poi ci sono le persone che davvero le parole non le hanno: c'è chi non possiede il vocabolario minimo per la sopravvivenza e se questo per i bambini è naturale - e suscita tenerezza assistere ai loro sforzi talvolta disumani per cercare di farsi capire - riscontrarlo nei ragazzi o negli adulti fa quasi male perché mette di fronte ad una realtà incontrovertibile, ovvero che le parole sono il nostro unico mezzo per entrare in relazione con l'altro, per far conoscere il nostro pensiero e non averle ti mette nella condizione di un soldato che, da solo, deve affrontare con le armi spuntate un esercito armato fino ai denti.

Tutto questo, poi, si complica ulteriormente se pensiamo alla comunicazione: scagli la prima pietra chi non ha mai pronunciato la frase "tu non mi capisci". Su questo ci viene in soccorso Luigi - sempresialodato - Pirandello che in "Sei personaggi in cerca d'autore" scrive questo:

"È tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre, chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo come egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!"

Terribile e veritiero, no? O meglio, terribile proprio perché è veritiero.

Forse anche un po' estremista, al punto da far sembrare inutile se non impossibile qualunque comunicazione.

La parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, come diceva Eugenio Montale non ce l'ha nessuno ma nessuno ci impedisce di scegliere le parole per esprimere nella maniera più realistica possibile i nostri pensieri. Cicerone parlava dell'importanza dell'elegantia verborum, cioè della scelta delle parole: mi piace immaginare che tutti scelgano le parole con la stessa cura ed attenzione con cui scelgono i vestiti, individuando quelle che ci rendono unici, belli e mostrino, in ultima analisi, la nostra versione migliore e - appunto - più elegante. Nella convinzione che, comunque, se anche gli altri non ci capiscono (perché non possono capirci in quanto non sono noi), noi abbiamo fatto il possibile per renderci comprensibili.

883, Una canzone d'amore 

2 commenti:

  1. D'accordissimo su tutto dall'inizio alla fine... E del silenzio non accenni?

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  2. Il silenzio sarà argomento di un prossimo post

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