01 agosto 2022

Ritorno al passato

Da sempre mi sento uno sradicato, come il Moammed Sceab di ungarettiana memoria (sperando di non condividerne la fine): non ho mai sentito forte il richiamo della terra natia, con cui ho firmato un trattato di non belligeranza del tipo tu non piaci a me e io non piaccio a te, ma ci torno per abbracciare la mia famiglia e i pochissimi e preziosi amici che ho. Confesso anche che un po’ invidio chi questo legame ce l’ha ma io non ce l’ho e solo recentemente ho imparato a fare pace anche con questo e a farmene una ragione.

Preambolo necessario a quanto è successo l’altro giorno quando, con un’abilità degna di un concorrente di “I soliti ignoti”, sono riuscito a riconoscere F., un mio compagno delle elementari (sto parlando di oltre 30 anni fa). Vedersi e riabbracciarsi è stato tutt’uno, lo stupore di ritrovarsi dopo tanti anni è stato impagabile: mi sono sentito un po’ Dante che rivede Casella - che non è Giucas - con la differenza che lui non riesce a stringerlo a sé perché è un’anima mentre noi eravamo ancora entrambi vivi. Abbiamo rievocato qualche nome e ho provato all’improvviso una gran nostalgia: la memoria, si sa, rende tutto più dolce ma sono emersi dal passato volti ed eventi che non richiamavo da tempo.

La maestra Amelia che fumava in classe e usava la bacchetta e poi la maestra Rosa, con quella cadenza a me cara, gli occhi azzurri e accoglienti; i miei compagni a cui invidiavo la mamma casalinga che preparava sempre merende per un reggimento; il mio amico V. che aveva sempre tutti i gadget del Mulino Bianco. E poi c’era R. dal fisico imponente e la madre leopardata, C. con la sua pelle olivastra e il sorriso che non ho ancora dimenticato, L. che associo ad un vestito a quadratini bianchi e neri con cui assumeva l’aspetto di una signora dell’alta borghesia.

E poi ricordo la volta in cui, mentre andavo a scuola accompagnato da mia sorella, trovai un uccellino; ricordo la felicità vera che provavo quando, andando a scuola di pomeriggio, in dicembre vedevo dalla finestra della mia aula  il buio che scendeva; ricordo il terrore che provai un giorno in cui mi sembrava che tutti si fossero dimenticati di venirmi a prendere (e forse era proprio così) e le urla disperate da solo sul marciapiedi. Chissà quanto tempo ci sono stato, ad attendere: pochi minuti? Un’ora? Ricordo, però, la percezione di un tempo lunghissimo e il sollievo di vedere mia nonna che arrivava da lontano.

La pipì addosso perché le bidelle avevano già lavato il bagno e non si poteva entrare; i dolci della pasticceria per festeggiare l’onomastico; i grandi racconti infarciti di particolari palesemente inventati che  facevo a mia mamma per dirle quello che era successo a scuola, forse perché già allora percepivo che la realtà non fosse poi di per sé così interessante; i compiti svolti nella cucina della casa dei nonni e “un numero in ogni quadretto”.

L’esame alla fine della primina: il disegno che stavo facendo e mio fratello e mia sorella che mi aspettavano fuori da scuola e che guardavo dalla finestra dell’aula.

La mia festa di compleanno della quinta elementare di cui ricordo una foto in cui si vedono solo tanti volti in lacrime chini su un qualcosa illuminato da candeline: la tristezza di non vedere più amici e amiche con cui avevamo condiviso anni di vita.

La partenza notturna per la gita a Roma per vedere il Papa: il vagone letto e un orribile cucchiaino con la scritta Roma che portai, orgogliosissimo, come souvenir per i miei genitori.

E poi il capolavoro: il tema sul verde che, a parere della maestra, era fatto troppo bene e quindi non poteva essere stato scritto da un bambino delle elementari e la conseguente bugia di un piccolo me che, pur avendolo fatto da solo, ammetteva con un po di vergogna che era stato aiutato da qualcuno.

Praticamente la madeleine di Proust senza madeleine e senza Proust. Un pezzettino di radici che riemerge.

Luigi Tenco, Ciao amore ciao

3 commenti:

  1. Massimo seriacopi01/08/22, 16:34

    Luca ... ma è bellissimo... ti scrivo dal paese delle mie radici... un abbraccio

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  2. Concordo Luca, é bellissimo. Mi hai fatto emozionare, dalle risate alla pelle d'oca alla tristezza...

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  3. Alessia B.02/08/22, 11:47

    Lo sai che leggere ciò che scrivi è diventato un piccolo momento piacevole?! Bravo Luca, ti aspetto in studio! ;)

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