23 luglio 2022

L'importante è...

Finire? No. (che poi probabilmente quel "finire" era il fratello pudico di un altro verbo che la Rai aveva ritenuto sconveniente. Se non sapete questa storia, potete leggerla qui insieme ad altre storie di censura).

"L'importante è sorridere sempre". Questa scritta corredata di faccina sorridente mi è comparsa davanti agli occhi sul bancone della hall di un hotel in cui sono stato lo scorso fine settimana. Una scritta molto  boomer (è bastata una piccola ricerca su Google per poterne apprezzare tutte le varianti scritte con word art e amenità varie), una di quelle frasi motivazionali da 0,99 € che vendono al Lidl sotto casa.

Nella sua disarmante semplicità, la frase mi ha spinto a pormi una domanda: ma davvero è importante sorridere sempre? Non nego un sorriso a nessuno, neanche agli oggetti. Una volta un collega si stupiva del fatto che io riuscissi a mantenere la disciplina in classe pur essendo così sorridente (va detto che il soggetto in questione è uno di quelli da inserire nelle raccolta di figurine per la gioventù dal titolo "I DISAGIATI”, raccolta in 15 volumi disponibile nelle migliore sale docenti di tutta Italia... ma questa è un'altra storia). Ritornando al tema, quello che mi sono chiesto è se è davvero importante sorridere sempre e se davvero ci può garantire una vita migliore.

"Se c'è una cosa che mi fa spaventare del mondo occidentale è questo imperativo di rimuovere il dolore", scrive Brunori parlando dell'abitudine diffusa di ricorrere spesso ai farmaci: allargherei il concetto alla rimozione del dolore in generale. Quando qualcuno ci chiede "come stai?", abbiamo mai il coraggio di dire che non stiamo bene, che siamo preoccupati, che qualcosa ci toglie il sonno e la fantasia? No, se non con poche e selezionate persone, fortunate depositarie delle nostre paranoie. Perché avviene questo? Sostanzialmente perché pensiamo che sorridere sempre, nascondendo il lato oscuro della luna, sia la soluzione a tutto e perché apparteniamo tutti alla scuola "Tre persone possono mantenere un segreto se due di loro sono morte" (frase che la saggezza internettiana attribuisce a Benjamin Franklin) e quindi i nostri sentimenti, soprattutto quelli negativi, vanno tenuti dentro, nascosti, custoditi con la stessa pervicacia di Zio Paperone che protegge la numero 1.

Certo, non dico che esporre in ordine cronologico e/o alfabetico tutti i nostri traumi fin dall'età prenatale ogni volta che un malcapitato ci pone la fatidica domanda possa essere la soluzione a tutti i mali, anzi sospetto che questo atteggiamento farebbe sì che smettesse di rivolgerci la parola anche la voce automatica della cassa del casello autostradale. 

Bisognerebbe, però, avere il coraggio di smettere di sorridere quando non c'è nessun motivo per farlo, ammettere di non essere felici e cercare la causa del nostro malessere, chiedere aiuto e non vergognarsi di farlo: sarà un mondo migliore quello in cui si potrà dire di essere in cura da uno psicologo con la stessa naturalezza con cui si dice di essere andati dal dentista.

Ovviamente, tutto questo Secondo me (di Brunori SAS).

1 commento:

  1. Molto poco politicamente corretto.... Assolutamente "non idoneo"!, ;-)

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