23 novembre 2025

Non ci vuole un gene

Era un luminoso pomeriggio...
- d'aprile e i due giovani Giórgio e Pièro si incontrarono nella radura di Sherwood -  diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato.
(Tutta la mia stima a chi coglie entrambe le citazioni, segno evidente del mio bipolarismo culturale)
Era un luminoso pomeriggio di novembre quando, scrollando pigramente i social, compare davanti ai miei occhi un video.
L'ho guardato. Mi sono detto che non era possibile, che si doveva per forza trattare di un deep fake.
L'ho riguardato, ho cercato altre fonti, altre inquadrature, altre testate giornalistiche che rilanciassero la stessa notizia con lo stesso video.
Tutto mi confermava che quelle parole che avevo udito non erano state oggetto di una manipolazione e non erano neppure state pensate da una mente diabolica che aveva come fine mettere in cattiva luce il governo con un grande complotto: era tutto vero. 
Davvero c'è stato un ministro della Repubblica che, parlando del "cosiddetto maschilismo" che è frutto della teoria "darwiniana della legge del più forte", "poiché la natura ha dotato i maschietti di una forza muscolare maggiore di quella delle femminucce dai primordi dei tempi", aveva pronunciato le parole che riporto testualmente qui di seguito:

"Che cosa ha comportato tutto questo? Ha comportato una sedimentazione nella mentalità dell'uomo - intendo proprio del maschio - che è difficile da rimuovere perché è una sedimentazione che si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità. Quindi anche se oggi l'uomo accetta - e deve accettare - questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza. Ecco perché secondo me è necessario intervenire con le leggi penali, con la repressione, con la prevenzione".

Mi sono sentito come quando mi trovo davanti a quei compiti da correggere così sbagliati che mi fanno ritrovare la fede solo per poter efficacemente imprecare contro le divinità: indeciso se strappare tutto, ricorrere alla violenza o pazientemente smontare pezzo per pezzo quello che i miei occhi (in questo caso le mie orecchie) hanno dovuto subire, nella speranza di non dover più assistere a uno scempio simile.

Perché c'è una cosa che mi fa ribollire il sangue più di tutto.

E non è che mi aspetterei che un rappresentante del governo facesse più attenzione alle parole che usa,  evitando di parlare alla pancia delle persone solo per solleticarne gli istinti più bassi e primordiali.
E neanche che questo sembra un tentativo grossolano e fatto in malafede per sviare l'attenzione da temi cruciali per il Paese. Qualcosa del tipo spariamola grossa così tutti si soffermeranno su queste dichiarazioni e noi, nel frattempo, facciamo quello che ci pare.

Non è che che in questo modo si propone un determinismo da cui mi sento personalmente offeso: sei maschio QUINDI DEVI avere dentro di te un istinto di sopraffazione che il governo è pronto a punire. Come se non avessi il libero arbitrio, come se non avessi una sensibilità mia propria, come se non avessi un cervello che mi indirizza verso il bene e il male, come se la minaccia delle pene fosse l'unico deterrente possibile.
E neppure sentir parlare in maniera abborracciata di concetti importanti come subconscio e genetica, piegando ai propri beceri fini la cultura che, innanzitutto nella scuola, si cerca quotidianamente di diffondere tra le studentesse e gli studenti, in mezzo a mille difficoltà, responsabilità, tranelli burocratici e costanti tentativi di delegittimazione. 

No. La cosa che mi manda completamente fuori di testa è che in questo modo, con queste parole pronunciate da un ministro e ribattute da agenzie di stampa, social, giornali e tv, il maschio che usa la violenza nei confronti della donna, che la sopraffà, si sente in qualche modo doppiamente giustificato: lo ha detto la televisione che non ci posso fare niente se sono violento. E in più non è colpa mia, è colpa della genetica. E magari lo dice senza avere neppure la minima cognizione di ciò di cui sta parlando

Dato il livello altissimo del dibattito, non mi meraviglierei se qualcuno affermasse che Mendel, il padre della genetica, utilizzando per i suoi esperimenti i piselli  - e non le patate -, avesse voluto sottolineare la superiorità del maschio sulla femmina anche in ambito scientifico.

Non ci vuole un gene per giustificare comportamenti sbagliati.
Ma non ci vuole neppure un genio per capirlo.

Aretha Franklin, Respect 

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