Dei miei primi 13 anni di vita ho pochissimi ricordi.
In psicologia si chiama "rimozione" ed è un normale processo di sopravvivenza: la tua mente sa che devi andare avanti e mette da parte la memoria degli episodi negativi per far sì che tu non ci affoghi.
Tutto questo, però, crea un vuoto fastidioso, direi quasi un buco nella trama: ho dei flash che mi balenano davanti agli occhi di me bambino, ma sono come luci improvvise nel buio. Cosa c'era prima? Cosa c'è stato dopo? Come mi sentivo? E le persone intorno a me cosa facevano?
C'è, però, un tratto che sono certo di aver ereditato dal me del passato e che ritorna costante nelle mie esperienze: l'entusiasmo di fronte alle cose nuove, anche piccole.
Una matita con la punta affilata, di quelle che se la tocchi con il pollice senti un piccolo brivido.
Un paio di calze nuove per andare a correre (perché quelle vecchie a cui eri affezionato ormai hanno buchi dappertutto)
Una gomma ancora candida, con gli angoli squadrati, che ti aiuterà a cancellare i tuoi errori.
Un quaderno bianco.
L'agenda di inizio anno, quella scelta tra tante e che inizialmente compilerai con cura, segnando ogni appuntamento, usando una bella grafia, la penna giusta e poi diventerà comprensibile come la Stele di Rosetta prima che Champollion ci capisse qualcosa.
Un profumo che ti piace e che per la prima volta ti spruzzi addosso.
Quella maglia che aspetti di indossare per celebrare un'occasione: un nuovo incontro, una persona da rivedere, il ritorno in un luogo in cui sei stato felice.
Sono tutti particolari minuscoli, insignificanti agli occhi degli altri.
Nessuno si accorge della gomma candida, della matita affilata, del quaderno, dell'agenda, della maglia.
Ma io so che sono lì a significare qualcosa di nuovo, a rappresentare materialmente un ennesimo inizio; cercherò di preservarne l'integrità, all'inizio starò attento a non rovinarli, sporcarli o corromperli in qualche modo, avrò la cura di quando si entra in una casa nuova e si cerca di camminare sulle punte per non rovinarla o di quando si acquista una macchina e si evita in ogni modo di procurarle un piccolo graffio.
Poi succederà.
Gli angoli della gomma si smusseranno perché gli errori ci sono stati e vanno cancellati.
La matita perderà la sua punta perché ho avuto tanto da scrivere, sottolineare, annotare e per quanta cura tu ci possa mettere, non tornerà più quella punta che aveva all'inizio.
Il quaderno e l'agenda riporteranno pezzi della mia vita, appunti, scritte incomprensibili, lampi di genio, maledizioni.
Quegli oggetti smetteranno di essere nuovi per diventare vissuti: alla bellezza della novità si sostituirà quella della consuetudine.
E penserò che ciò che era una novità mi è servito - magari anche solo psicologicamente - per affrontare la vita che mi si parava davanti.
Mettere le scarpe nuove per i giorni di fango, per quanto apparentemente insensato, è forse la cosa migliore che possiamo fare.
Calcutta, Tutti
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