Oggi è decisamente uno di quei giorni.
Uno di quelli in cui non capisco i social, che traboccheranno di dichiarazioni d'amore verso le mamme che magari i social non li hanno neppure.
Ma fare gli auguri alla mamma è un trend topic - un argomento di tendenza (lo spiego per la mia, di mamma, che non ha mai avuto i social ma che dedica ogni settimana qualche minuto a leggere con attenzione queste righe), così come lo è stato la morte del Papa o il Conclave. E ai trend topic, si sa, non si rinuncia.
Foto, ricordi, frasi di circostanza.
Tutto legittimo, per carità, ma c'è qualcosa che non mi torna.
Siamo cresciuti in una società che ha sempre fatto credere alle donne che non diventare mamme le avrebbe lasciate incomplete.
Una società che ha fatto credere che l'istinto materno sia qualcosa che tutte hanno, e chi non lo ha lo deve simulare per evitare di incorrere nel biasimo altrui.
La mamma ha contorni eroici: è quella che consola e ascolta, che fa tante cose, tutte bene e spesso contemporaneamente. Che è comprensiva, dolce ed è attenta ad assecondare le esigenze altrui.
Per i credenti, è l'immagine terrena della Madonna, la mediatrice, colei che riesce a piegare la volontà divina.
Siamo cresciuti con questo mito e, da uomo, posso solo immaginare che fardello pesantissimo sia tutto questo per le donne che si sono sentite - e, probabilmente in misura minore, si sentono ancora - influenzate dal peso delle aspettative che grava su di loro.
Cosa succede se non divento mamma? Se sento che i bambini mi danno fastidio? Se non ho l'istinto materno?
E se, una volta diventata mamma, non sono sempre sorridente? Perdo la pazienza? Non riesco a fare tutto ciò che si aspettano che io faccia?
Con il tempo, ho imparato a vedere la mia mamma per quello che è, ovvero una persona con i suoi grandi pregi e i suoi limiti, quelli che hanno tutti; una persona che raramente esprime i propri sentimenti in maniera convenzionale perché, forse, non è mai stata abituata a farlo o forse perché è una persona estremamente riservata: ma è la persona che - quando sono in macchina - si raccomanda perennemente di fare attenzione e ad ogni cambio di stagione mi chiede se sto prendendo gli integratori.
Mia mamma è la persona con cui parlo di letteratura, di massimi sistemi, di vita e morte, di comportamenti umani, ma non è mai stata la cuoca perfetta, impeccabile, la padrona di casa in stile Bree van de Kamp di Desperate housewives per intendersi.
Raramente mi sono sentito compreso gratuitamente da lei (ti capisco perché sono tua madre e questo è il mio ruolo) ma c'è sempre stato un approccio razionale ai problemi: la formazione filosofica ha battuto nettamente il cuore di mamma.
Tutte queste aspettative disattese - come dovrebbe essere la mamma vs come è la mia mamma - mi hanno lasciato un po' di amaro in bocca in passato ma mi hanno lasciato una preziosa eredità per il presente.
Il regalo migliore che possiamo fare - almeno da grandi - è smettere di alimentare l'immaginario della mamma perfetta, che crea solo ansia da prestazione e provare a capire che la procreazione - che non è indispensabile per rendere una donna tale - è quanto di più naturale possa esistere e non dà alcun superpotere.
Liberare le mamme dal dover essere: tutto qua.
Un altro regalo si può fare: dedicare una poesia.
La mia è questa: La madre di Giuseppe Ungaretti.
E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombraper condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Fabrizio de André, Tre madri
Che bella riflessione Luca. Io penso che l'unico compito delle mamme sia quello di "esserci", nella loro imperfezione, ma come presenza costante nelle nostre vite.
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