Caro BN,
mi rendo conto che è da un po' di tempo che non ti scrivo e questo non depone a mio favore.
Sono passati i tempi in cui, con un bieco ricatto emotivo, ti scrivevo lettere in cui ti ricordavo quanto ero stato buono e ubbidiente solo per poterti poi richiedere una lista di regali, spesso tristemente disattesa.
Ricordo di qualcuno che ti faceva concorrenza nel portare i doni, Gesù Bambino, tanto che ad un certo punto non ero più sicuro del destinatario corretto a cui indirizzare le mie lettere di raccomandazione.
Mi ricordo quando, in attesa del tuo arrivo - a casa mia arrivavi sempre il 24 dicembre - ero costretto a mettermi in piedi sulla sedia a leggere la mia dichiarazione di intenti per il nuovo anno con la solennità di un giuramento di un ministro della Repubblica.
Non ricordo Natali particolarmente festosi a casa mia: la mia famiglia era grande ma raramente si riuniva. I cugini - purtroppo - erano per lo più lontani per cui passavo il 25 dicembre con i nonni: allora, com'è normale che sia non davo il giusto peso a questo evento, ma solo io so quanto mi renderebbe felice poterli riabbracciare adesso anche per un solo minuto e farmi fare un indovinello sugli alberi o farmi raccontare una soap opera o sentire una battuta dolcemente pungente.
Il Natale era per lo più cibo e litigate, dovute alla frequentazione coatta tra parenti; o forse no, non era proprio così, ma ricordo distintamente il senso di frustrazione che provavo quando vedevo, nei film, le famiglie che si riunivano felici, che giocavano e ridevano sotto enormi e scintillanti alberi, in case addobbate a festa e poi mi guardavo attorno.
Un po' come quando arriva il momento di fare l'amore ma tu hai visto solo film porno.
Insomma, ho qualche problema con il Natale e non ho paura di ammetterlo.
Mi rendo conto di essere poco sensibile a tutto questo clima di festa, forse perché la bontà programmata e la felicità a comando mi irritano profondamente; eppure - lo ammetto - mi fermo spesso a guardare le lucine dell'albero e gli occhi mi si inumidiscono quando sento bambini cantare le canzoni natalizie, incantati dalle luci che invadono le città in questi giorni.
Non sono il tuo più accanito sostenitore - ammetto anche questo - ma qualche richiesta vorrei provare a fartela ugualmente.
Dammi delle spalle possenti per potervi portare sopra le persone che incontro e che hanno bisogno di un passaggio; occhi e cervello per saper vedere, saper guardare e saper distinguere tra le due cose; mani per accarezzare e battere pugni sul tavolo.
Regalami il silenzio e la forza di sopportarlo.
Donami la capacità di lasciar andare tutto ciò per cui non vale la pena perdere tempo ed energie.
Di tacere quando le parole non servono, e di parlare anche quando tacere sarebbe l'opzione più comoda.
Il tempo che vorrei dedicare a me stesso e agli altri, per ascoltarmi e ascoltarli, cercando nel mio piccolo di dare il mio contributo alla costruzione di una società più umana.
La forza di riconoscere e ammettere i miei (tanti) punti deboli e di migliorarmi.
Il coraggio di essere e non di apparire.
La voglia di essere una brava persona e non solo una persona brava.
Lo so, dopo questo elenco stai iniziando a rivalutare le mie liste di regali impossibili.
Fai quello che puoi,
credo in te.
Con affetto
L.
Francesco de Gregori, L'uccisione di Babbo Natale
Se il Natale rappresentasse anche soltanto la voglia di provare a essere migliori... Buon Natale a tutti!
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