10 settembre 2023

Ma esistono amori facili? (Spoiler: No)

"M'accorgo che correndo verso Y ciò che più desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me"

X e Y hanno appena avuto una discussione per telefono e, quando X ha detto di volerla lasciare, Y ha risposto piccata che avrebbe chiamato Z, un vecchio rivale in amore di X. A quel punto cade la linea e X decide di prendere la macchina per andare da Y e parlarle di persona: il viaggio è l'occasione per riflettere sull'amore, su ciò che ci si aspetta dell'altro e sulla difficoltà di comunicare in maniera semplice e chiara i propri pensieri e i propri sentimenti.
È Italo Calvino a raccontare questa storia nel racconto L'avventura di un automobilista,  contenuto nella raccolta dal titolo Gli amori difficili, pubblicata nel 1970.
Il titolo del volume potrebbe far pensare ad un libro romantico e i titoli dei racconti potrebbero far pensare ad una narrazione quasi epica, visto che tutti rimandano ad avventure i cui protagonisti sono, però, persone comuni (un soldato, due sposi, una bagnante, un miope e così via).
In realtà non si tratta di un libro romantico né di un libro eroico o almeno non in senso stretto: protagonisti delle storie sono personaggi appartenenti alla quotidianità che vivono le loro avventure amorose, caratterizzate dall'impedimento, dall'assenza, dalla irrealizzabilità.

Ci sono Arturo ed Elide, due sposi che a causa dei loro turni di lavoro non si incontrano mai, ma si cercano nell'assenza

Elide andava a letto, spegneva la luce. Dalla propria parte, coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui, ma ogni volta si accorgeva che dove dormiva lei era più caldo, segno che anche Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza.

Ci sono Amedeo, Amilcare e Antonino che trovano rispettivamente in un libro, in un paio di occhiali e in una macchina fotografica gli oggetti che rendono i loro amori difficili.

Il primo, Amedeo, con la lettura ha un rapporto quasi morboso, al punto da ritenere che nulla eguagli il sapore di vita che è nei libri, preferendo, quindi, la vita letta alla vita vissuta: in spiaggia incontra una donna che lo costringe - suo malgrado - a mettere da parte la lettura anche se il libro rimarrà sempre il suo reale oggetto del desiderio, anche nel momento in cui i due stanno avendo un rapporto.

Amedeo, pur sempre nel trasporto dei suoi abbracci, cercò di avere una mano libera per mettere il segnalibro alla pagina giusta: non c'è nulla di più noioso, volendosi rimettere a leggere in fretta, che dover star lì a sfogliare senza ritrovare il filo.

C'è poi Amilcare che è diventato miope e a causa di questo non riesce più a godersi la vita perché non ne coglie più tutti i particolari: il problema banale ha una soluzione semplice, ovvero indossare un paio di occhiali, ma questo oggetto, che permette ad Amilcare di vedere il mondo, lo rende invisibile al mondo. Tornato nel suo paese natale, nessuno più lo riconosce per via degli occhiali, nemmeno Isa, la donna da lui amata forse di un amore non corrisposto, o comunque difficile, la donna a causa della quale si era staccato dal suo paese natale: i loro occhi si incontrano nel passeggio serale lungo il viale principale ma quando lui, grazie agli occhiali, la vede, lei, a causa degli occhiali, non lo riconosce; quando lui toglie gli occhiali per farsi riconoscere, liquida con un saluto frettoloso Isa non avendola riconosciuta.

Amilcare Carruga si sedette. Di tutto il paesaggio la notte lasciava in piedi solo delle gran fasce d'ombra. Gli occhiali, a metterseli o a toglierseli, lì era proprio lo stesso. Amilcare Carruga capiva che quell'esaltazione degli occhiali nuovi era stata l'ultima della sua vita, e adesso era finita. 

È una macchina fotografica, invece, a frapporsi tra Antonino e Bice: l'uomo, che in un primo momento, bolla l'eccessivo uso di questo strumento come una follia, ne diventa egli stesso vittima, ponendosi come unico obiettivo quello di fotografare ogni aspetto della realtà fino a coglierne, quasi rubarne, l'essenza profonda. Bice, la ragazza che accetta di fargli da modella, intreccia con lui una relazione amorosa che dura fino a quando lei non si rende conto che lui la fotografa continuamente e, spaventata da questa ossessione, lo lascia.

Antonino cadde in una crisi depressiva. Cominciò a tenere un diario: fotografico, s'intende. Con la macchina appesa al collo, chiuso in casa, sprofondato in una poltrona, scattava compulsivamente con lo sguardo nel vuoto. Fotografava l'assenza di Bice.

Ritorno al punto di partenza.
Spesso ci si trova nella situazione di X, in cui vorremmo che la persona amata capisse i nostri pensieri, interpretasse i nostri silenzi, anticipasse i nostri bisogni; tante volte amiamo nonostante l'assenza (o forse proprio grazie ad essa); altrettante volte l'amore è impedito da qualcosa che sembra esterno a noi e, invece, ci appartiene, ci possiede, ci condiziona anche se non ce ne rendiamo conto.

Tutto questo rende gli amori difficili.

La letteratura assolve alla sua funzione quando ci parla, quando tira fuori qualche sentimento, quando, leggendo un testo, diciamo: "Ma guarda, è quello che avrei sempre voluto dire io ma non ho mai trovato le parole".
Leggendo Gli amori difficili ho provato una sensazione di benessere, quasi di calore: la sensazione di non sentirmi solo ad affrontare la difficoltà degli amori e di trovare negli eroi quotidiani che popolano queste pagine, in Arturo, Elisa, Amedeo, Antonino, Federico, dei compagni di sventura, delle persone che convivono con amori immaginati, impediti, lontani, assenti, nella consapevolezza che, come scrive lo stesso Calvino, nel non incontrarsi delle coppie protagoniste dei racconti consiste non solo una ragione di disperazione ma pure un elemento fondamentale - se non addirittura l'essenza stessa - del rapporto amoroso.

Sergio Liberovici, Canzone triste

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