12 febbraio 2023

Il peso delle aspettative

Credo di averlo detto e scritto ovunque: i miei vincitori di questo Sanremo sono stati Colapesce e Dimartino che sono riusciti ad intercettare un mio pensiero e a trasformarlo in musica, facendolo risuonare dentro di me in maniera potente.

È vero, credetemi è accaduto
di notte sopra un ponte guardando l'acqua scura
con la dannata voglia di fare un tuffo giù

Così scriveva Domenico Modugno nel 1968

Campi sconfinati che si arrendono alla sera
qualche finestra accesa
mentre il mondo arpeggia una ringhiera

Così scrivono Colapesce e Dimartino nel 2023

Notturno, una ringhiera che separa da un abisso. Ma c'è una differenza sostanziale: nella canzone di Modugno c'è un angelo vestito da passante che fa sì che la ringhiera non venga scavalcata; in "Splash" invece c'è l'uomo solo con i suoi pensieri, con il suo sentirsi inadeguato, con la sua apatia, con la sua ricerca di solitudine, di metro affollate e di cantieri infiniti, al posto del mare, della pace, dell'amore. Perché tutto ciò che ci mette in relazione con gli altri ci conduce fatalmente a fare i conti con le aspettative. 

"Chissà cosa si aspettano gli altri da me".
"Vorrei che gli altri facessero quello che mi aspetto da loro".

È con queste due semplici frasi che ci condanniamo ad un’esistenza infelice. Il peso delle aspettative (su di noi e da parte nostra) ci opprime ma è anche quello che non ci fa galleggiare come stronzi: sono come i sassi nelle tasche che ci ancorano a terra e non ci permettono di volare ma anche quello che è indispensabile per entrare in relazione con gli altri. Certo, non si può negare che le aspettative siano spesso tossiche e altrettanto spesso vengono deluse, non si può negare che la relazione con gli altri sia faticosa: Sartre diceva che il nostro inferno sono gli altri e spiegava la sua affermazione dicendo che "se il rapporto con gli altri è contorto, viziato, allora l'altro non può che essere un inferno. Perché gli altri sono, in fondo, ciò che è più importante in noi stessi, per la nostra stessa conoscenza di noi stessi”.

La soluzione a quel punto, non potendo sottrarci alle aspettative, è il tuffo nell'immensità del blu che ci riporta ancora a Modugno, ma quello di Nel blu dipinto di blu, e che a me ricorda, andando più indietro, il naufragar dolce di Leopardi, un annullarsi nell'infinito che permette all'uomo di trovare un senso e un momento di ristoro dalla propria stancante, demotivante ma fatale finitezza.

Colapesce e Dimartino, Splash

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