Credo di averlo detto e scritto ovunque: i miei vincitori di questo Sanremo sono stati Colapesce e Dimartino che sono riusciti ad intercettare un mio pensiero e a trasformarlo in musica, facendolo risuonare dentro di me in maniera potente.
È vero, credetemi è accadutodi notte sopra un ponte guardando l'acqua scura
con la dannata voglia di fare un tuffo giù
Così scriveva Domenico Modugno nel 1968
Così scrivono Colapesce e Dimartino nel 2023
"Vorrei che gli altri facessero quello che mi aspetto da loro".
È con queste due semplici frasi che ci condanniamo ad un’esistenza infelice. Il peso delle aspettative (su di noi e da parte nostra) ci opprime ma è anche quello che non ci fa galleggiare come stronzi: sono come i sassi nelle tasche che ci ancorano a terra e non ci permettono di volare ma anche quello che è indispensabile per entrare in relazione con gli altri. Certo, non si può negare che le aspettative siano spesso tossiche e altrettanto spesso vengono deluse, non si può negare che la relazione con gli altri sia faticosa: Sartre diceva che il nostro inferno sono gli altri e spiegava la sua affermazione dicendo che "se il rapporto con gli altri è contorto, viziato, allora l'altro non può che essere un inferno. Perché gli altri sono, in fondo, ciò che è più importante in noi stessi, per la nostra stessa conoscenza di noi stessi”.
La soluzione a quel punto, non potendo sottrarci alle aspettative, è il tuffo nell'immensità del blu che ci riporta ancora a Modugno, ma quello di Nel blu dipinto di blu, e che a me ricorda, andando più indietro, il naufragar dolce di Leopardi, un annullarsi nell'infinito che permette all'uomo di trovare un senso e un momento di ristoro dalla propria stancante, demotivante ma fatale finitezza.
Colapesce e Dimartino, Splash
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