Era prevedibile ed è patetico dire che non ce lo aspettavamo: è nato il governo ed è un governo palesemente di destra. E, se da una parte tiro un sospiro di sollievo nel vedere finalmente una donna a capo del governo, dall'altra parte penso che il fatto di essere donna non possa e non debba oscurare tutto quello che questo governo porta con sé.
Il merito unito all'istruzione; la natalità con le pari opportunità; la sovranità alimentare; il Made in Italy; il mare. Sono tutte questioni lessicali che portano con sé una considerazione politica.
Chi non è meritevole non ha diritto all'istruzione?
Come si concilia la promozione della natalità con le pari opportunità? E se non si può o non si vuole avere figli?
Cosa vuol dire "sovranità alimentare"? O era solo per introdurre il concetto di sovranità che tanto piace ai patrioti?
E voglio tacere del mare (Nostrum?) e del Made in Italy, che sa vagamente di autarchia, ma soprattutto della scelta di Giorgia Meloni di farsi chiamare "Il Presidente", magari per strizzare l'occhio alla tradizione linguistica italiana che mal digerisce il fatto che, come dicevo nello scorso post, certi ruoli possano essere ricoperti anche dalle donne e che il riconoscimento di questa possibilità passi anche attraverso l'uso della lingua.
Al di là di tutto questo, quello che mi sconvolge è la sensazione che tutto voglia essere riportato alla normalità, mettendo a tacere ogni diversità.
Ma cosa vuol dire "diverso"? De-vertere, allontanarsi, prendere una strada alternativa. Ma allontanarsi da cosa? Da ciò che è normale, ovvero dalla norma, da ciò che è legato alla consuetudine e che, statisticamente, è o è stato più frequente e che quindi da qualcuno è stato stabilito che doveva essere universalmente valido. Dove è scritto che la normalità è l'eterosessualità e chi è diverso sbaglia? Chi stabilisce che la donna in età fertile deve fare figli? Chi ha deciso che solo il possesso di determinate abilità e competenze ci rende degni di essere accolti nella società?
Tutti siamo diversi. Io sono diverso.
Ho l'alopecia areata: se mi facessi ricrescere i capelli apparirei maculato come una pantera o, per essere più chic, sembrerei una borsa di Alviero Martini. E anche sul resto del corpo la situazione tricotica non è dissimile. È normale questo? No.
Sono nato con la cataratta congenita: per i primi vent'anni della mia vita ho vissuto, inconsapevolmente, nella nebbia; mi sono operato e ora non ho comunque un occhio di lince (e no, le mie diottrie non le ho perse con Sabrina Salerno). È normale questo? No.
Ho avuto bisogno dell'aiuto di una psicologa e di parecchio lavoro su me stesso per sciogliere dei nodi che mi portavo dietro. Ci sto lavorando, sento che sto iniziando a somigliare all'idea di me che ho, ma so che la strada è sempre lunga e va percorsa con attenzione. È normale questo? No.
Non ho mai amato la vita sociale. Ho passato l'adolescenza a casa, percependomi molto distante dal modo di vedere, di agire, di pensare dei miei coetanei. È normale questo? No.
E potrei andare avanti a lungo.
Quello che voglio dire è che il mio sogno è quello di una società in cui ognuno si senta libero di essere e di mostrarsi come è, sapendo di essere accettato, innanzitutto dalle persone che gli sono accanto e gli vogliono bene; vedo intorno a me un mondo, su piccola e su grande scala, in cui, a fronte di una crescente percezione della possibilità di divergere rispetto a ciò che è consueto, c'è una volontà di rimettere tutto in carreggiata per far andare tutto in un'unica e sola direzione, quella della normalità, che è sicuramente tranquillizzante ma non rispecchia fedelmente tutte le sfaccettature della realtà.
E questa è una cosa terribilmente politica.
Skunk Anansie, Yes, it's fucking political
Considerazioni non solo rispettabili, ma ammirevoli e di notevole coraggio. Giorno verrà in cui questi interventi tipo Bustina di Minerva andranno raccolti... cari saluti
RispondiEliminaGrazie, Massimo ❤️
RispondiEliminaBravo, Luca!
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