04 settembre 2022

Non è un social per vecchi

"Ciao, ragazzi! Eccomi qua! Vi do il benvenuto sul mio canale ufficiale di Tik Tok".
Sono ormai tre giorni che guardo compulsivamente il video dell'apertura dell'account dell'uomo che sussurrava alle dentiere sul social network per ggenteggiovane® (qualora lo abbiate perso e vogliate farvi del male, lo trovate qui) e non riesco a farmene una ragione. Sono state fatte analisi di vario genere: è stato analizzato il suo linguaggio e la comunicazione non verbale, il numero di follower ottenuti, è arrivata la risposta degli utenti di tik tok che, sostanzialmente, lo hanno trattato come il nonno rintronato che è un facile bersaglio di prese in giro quando alza un po' troppo il gomito.
Da parte mia, ho provato un senso di disagio accompagnato da una grande rabbia.
Per usare il linguaggio dei giovani, quel video si potrebbe definire cringe, imbarazzante in modo inimmaginabile: ha mostrato in maniera plastica i livelli a cui può arrivare la politica italiana a destra, a sinistra e al centro senza (quasi) alcuna distinzione. I leader politici cercano di usare i nuovi media senza avere reale contezza del loro corretto utilizzo, ottenendo in questo modo risultati grotteschi: immaginate Leopardi che - improvvisamente redivivo - decide di comparire in tv, mezzo a lui sconosciuto, per farsi intervistare da Barbara d'Urso o Van Gogh che pubblica i suoi selfie su Instagram. I risultati sarebbero disastrosi e loro, pur geniali, farebbero figure meschine (un po' come Leonardo da Vinci in Non ci resta che piangere). L'unico che avrei visto bene è Ungaretti su Twitter: in 280 caratteri avrebbe scritto una intera raccolta di poesie.
Se poi si pensa che i destinatari di queste buffonate sono la cosiddetta Generazione Z, la farsa si trasforma in una tragedia: per essere vicini ai giovani non basta fare le voci stupide o - come fa l'Uomo Verde - fare le dirette a mezzanotte fingendo, per mostrarsi brillanti, di accettare gli scherzi degli utenti che aggiungono occhiali da sole e improbabili cappellini. Sembra che vogliano parlare con dei deficienti a cui dare il contentino, usando - come direbbe Dante - la lingua del pappo e dindi, cioè la lingua infantile, per entrare in contatto con loro. Altrettanto imbarazzanti sono quei politici che aprono un account tik tok ma precisano che loro non lo useranno in maniera stupida come gli altri, ma proporranno libri e cultura, il che equivale a dire vado su Youporn e carico video di bacini sulle guance e lezioni di semiotica.
La verità è che i giovani sono fuori dal radar dalla politica e il disinteresse è reciproco: forse è stato sempre così ma ora si avverte maggiormente la distanza che separa coloro che iniziano ora la collezione dei primi timbri sulla scheda elettorale e chi decide le loro sorti. Usare i loro mezzi di comunicazione, provare a parlare come loro non dà a nessuno la patente di paladino dei giovani: penso a cosa succederebbe se entrassi in classe e mi rivolgessi alle alunne e agli alunni chiamandole fra, bro e zio. Sarei immediatamente internato.
Ascoltare le loro istanze, provare a immaginare realmente un Paese per giovani, investendo sul futuro pur salvaguardando il presente e il passato; argomentare le proprie posizioni parlando con chi ha 18 anni, senza parlare per slogan, mostrarsi pronti a rispondere alle loro domande e - una volta al governo - mantenere quanto si è promesso, senza arroccarsi dietro scuse e motivazioni espresse in un linguaggio volutamente incomprensibile, il latinorum di manzoniana memoria, strumento di potere di chi, in realtà, non sa far altro che usare i propri minuscoli privilegi per schiacciare chi è sotto di sé. Questo, forse, ridarebbe credibilità alla politica che, invece, non sa far altro che guardare il proprio ombelico fingendo, invece, di guardare lontano senza saper usare il binocolo che viene evidentemente usato al contrario.

Zen Circus, Ok boomer

2 commenti:

  1. Massimo seriacopi04/09/22, 09:54

    Mi piacciono the zen circus. E la tua amara analisi mi sembra molto efficace. Un abbraccio

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  2. Comunque non ci vuole una laurea per capire che la strategia non avrebbe funzionato...che bella chimera l'ultimo paragrafo del tuo blog Luca...

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