20 luglio 2022

C'è ancora bisogno di un blog nel 2022? (Spoiler: sì)

"Evitate le domande retoriche. Voi dovete dare risposte, non fare domande". E io, coerentemente con quanto professato per anni e anni nelle aule scolastiche, conscio che il docente insegna più attraverso l'esempio che attraverso le parole, inauguro solennemente il blog con una domanda retorica.

Che poi, a pensarci bene, non è propriamente retorica. C'è bisogno di un blog nel 2022? Probabilmente no, ma è la risposta ad un bisogno, quello di trovare uno spazio per esprimersi. "Ma ci sono i social", obietterà qualcuno. Breve resoconto dei social:

  • Facebook: è il luogo dei boomer, dei complottisti, della zia Giuseppa con il telefono con la cover a libro che conosce tutto quello che ci nascondono perché qualcuno ha visto un video su youtube in cui un illuminato ci svela le verità nascoste e lo ha condiviso sul gruppo whatsapp "Buongiornissimo, amici!". Ci sono momenti in cui mi diverte molto, alternati a momenti in cui reagisco ai post con la serenità di Vecna e dubito della capacità di intendere e di volere dell'utente medio di internet;
  • Twitter: è il luogo degli stand up comedians, di quelli che hanno la battuta pronta ed efficace; è anche il luogo dell'eiaculatio precox del pensiero, quel problemino per cui ti basta pochissimo tempo per finalizzare e poi ti trovi a dover chiedere scusa. Non fa per me: tendo ad essere prolisso e ad avere la risposta pronta con i tempi di reazione della buon anima di Internet Explorer;
  • Instagram: non sono figo, non so fare cose, non so fare foto, non so scrivere le caption. È sufficiente, Vostro Onore?
  • Tik Tok: non ho idea di come funzioni e credo che sarei a mio agio lì come se indossassi le Birkenstock alla prima della Scala.
Insomma, no, i social non sono un'alternativa valida.
Quindi, sì, c'è ancora bisogno di un blog nel 2022.
Di cosa mi piacerebbe parlare in questo blog? Di tutto, dalla poesia al trash tv, dagli episodi edificanti (e soprattutto NON edificanti) che avvengono nelle mura scolastiche e di casa, di libri, di politica; sarà un luogo di divagazioni (o, meno poeticamente, di pippe mentali) libere e felici come le farfalle.
Questa è l'idea di partenza: poi magari lo lascerò morire come le piantine acquistate con tutte le buone intenzioni e poi abbandonate a sé stesse per le eccessive attenzioni richieste (tipo ricordarsi di bagnarle almeno ogni tanto).
È un inizio, che speriamo non resti tale. 
"Si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora" (Niccolò Fabi, Costruire)

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