14 dicembre 2025

2026: fuga dall'algoritmo

In principio era il T9.
Quando i cellulari avevano ancora i tasti in rilievo, gli schermi non erano touch e scrivere messaggi provocava severe tendiniti, farsi aiutare nella digitazione dalla scrittura intuitiva - quel sistema che si chiamava appunto T9 - appariva come una benedizione divina.
Certo, si rischiava di finire in situazioni imbarazzanti con messaggi totalmente travisati (e mai corretti perché ogni sms costava, tranne a Natale e in estate), c'erano rapporti che finivano per parole scritte male, ma direi che si correva volentieri il rischio: un pollice sano val bene una sfuriata.
Ora, grazie ai notevoli passi in avanti della tecnologia, quando apro la pagina di Google e inizio a cercare qualcosa, ho spesso la piacevole e calda sensazione di essere accolto da un amico che mi capisce al volo: digito tre lettere e mi propone esattamente la ricerca che avevo in mente.
Magia? Mentalismo? No, semplicemente algoritmo.

Google sa cosa vogliamo e ce lo propone, spingendoci spesso a cercare cose che non ci interessano perché ce le propone in maniera così convincente che noi non riusciamo a dire di no.
Inizio a scrivere qua e il primo risultato è quanti anni ha Valeria Marini? E non ditemi che non siete curiosi di saperlo, perché lo vedo da qui che state mentendo.
Digito chi ha e trovo notizie assolutamente indispensabili su chi ha vinto il grande fratello con tutta una retrospettiva sugli ultimi 25 anni.
Per non parlare dei risultati che ho davanti agli occhi se, volendo fare una innocente ricerca sul Portogallo, digito por.

Al di là di questi fraintendimenti, si ha davvero spesso la sensazione di una comprensione immediata dei nostri desideri da parte dei motori di ricerca, ma se da una parte questa sensazione è piacevole, del tipo oh guarda, finalmente qualcuno mi capisce senza che io parli, dall'altra la trovo piuttosto inquietante.
Se è vero, come è vero, che tutto questo ci fa risparmiare tempo e ci fa sentire quasi coccolati, non riesco a non pensare a come si sia arrivati a questi risultati: siamo degli abitudinari che agiscono sotto l'occhio vigile di un Grande fratello - quello di Orwell, non quello di Canale 5 - che prende nota di tutto quello che facciamo, leggiamo, guardiamo e pensiamo.
Anticipandoci nelle ricerche, Google ci stimola a non pensare e ad essere acritici, così come a non pensare e ad essere acritici ci spinge l'uso dell'intelligenza artificiale: potenzialmente è uno strumento tanto utile, ma mi viene da chiedermi quale sia il suo reale impatto nella nostra vita.
Certo, ci aiuta a risparmiare tempo - un bene di cui ci sentiamo sempre carenti - ma la domanda da porsi è come usiamo il tempo che ci ha fatto risparmiare l'uso della AI? E poi, siamo consapevoli di barattare parte delle nostre capacità cerebrali in cambio di una manciata di minuti che magari poi sprechiamo in altro modo? Se uso l'ascensore invece di fare le scale arrivo prima, certo, ma, a lungo andare, perdo l'uso delle gambe.
Verrebbe da citare Seneca e il suo De brevitate vitae dove il filosofo scrive Non exiguum temporis habemus, sed multum perdimus cioè non è vero che abbiamo poco tempo,  ma la verità è che ne perdiamo molto.

Alla luce di tutto questo, ho deciso che ingannerò l'algoritmo, iniziando ad assumere comportamenti che non si aspetta da me:
  • commenterò entusiasticamente i video della ministra Bernini che, rievocando anche lo spirito dei defunti, apostrofa come poveri comunisti e inutili gli studenti che la contestano per la dissennata gestione dei test nella facoltà di medicina;
  • guarderò gli highlights dell'affascinante partita Aegir-Throttur Vogar, due squadre che militano nella seconda divisione del campionato di calcio islandese;
  • leggerò avidamente gli articoli di La verità e Il giornale;
  • verificherò l'esistenza di un fan club di Mario Giordano per potermi iscrivere al più presto;
  • cercherò informazioni sul tour di Povia e mi accaparrerò i biglietti per assistere in prima fila ai suoi concerti
Non dico di tornare a fare le ricerche sull'enciclopedia - per quanto questo eserciti su di me un fascino retrò non indifferente - ma provare a spiazzare l'algoritmo, ad ignorarlo, a deluderne le aspettative: non potrebbe essere un buon proposito per il 2026?

Caparezza, Fugadà

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