15 giugno 2025

A favore di camera

È uno dei temi caldi dell'inizio estate.
Insieme ai tre-mesi-di-ferie, quando la scuola è finita non si parla di altro, ovvero dei compiti delle vacanze: quando i due temi si fondono, poi, creano un mostro bicefalo spaventoso come una cartella di Equitalia.
"Eh, ma i professori che adesso vanno in vacanza non hanno rispetto dei poveri ragazzi che passeranno tre mesi a studiare" è il tenore dei discorsi che mi è capitato di sentire: ho mantenuto il mio aplomb, mi sono morso la lingua, mi sono detto che la violenza non è mai la soluzione, ho finto di essere sordo, sorridendo carino e coccoloso e sono andato oltre.
Sulla questione delle vacanze dei docenti, avevo già scritto un post, diversi tre-mesi-di-ferie fa la cui sintesi è: fermo restando che tutte queste ferie io non le ho mai viste ed esistono solo nei post su Facebook di Fragolina58 e sulle chat dei genitori, se il mio lavoro è organizzato in questo modo non credo di essere tenuto a giustificarmi con nessuno.
Riguardo ai compiti vorrei fare una riflessione un po' più approfondita.

Correva l'anno 2016 quando, dopo essermi confrontato con le mie studentesse e i miei studenti di allora, scrissi loro una mail in cui, alla lista dei libri da leggere, seguivano queste parole:

La nostra chiacchierata dell’8 giugno mi ha portato a riflettere anche sul ruolo dell’insegnante: qual è il mio compito? Illustrarvi nozioni scritte sui libri o formarvi a 360 gradi? Ovviamente, entrambe le cose.

 

Non credo che invitarvi a ballare o dire ad una persona che la amate sia un compito da dare per l’estate perché, come si diceva ieri, sono consigli che valgono per tutte le stagioni, a maggior ragione di inverno, quando tutto (la scuola, il clima, le giornate brevi) sembra tramare contro la nostra felicità; mi sembra giusto, tuttavia, condividere con voi qualche spunto di riflessione a cui dedicare in estate quel tempo che non avete durante l’inverno.

 

Ci sono alcuni diritti che non dobbiamo dimenticare:

  • il diritto alla noia: non è un male annoiarsi; la noia può spingerci a vagare con la mente in luoghi lontani dove non arriveremo mai se avremo sempre qualcosa da fare
  • il diritto all’assenza: il nostro presenzialismo 24 ore su 24 su social network, whatsapp e compagnia bella non deve essere una schiavitù. La sensazione di non esistenza che possiamo provare se rimaniamo off line per un po’ è comprensibile, ma ricordiamo sempre di curare i nostri rapporti con l’unica persona che non ci abbandona mai: noi stessi.
  • il diritto al silenzio: non dobbiamo sempre per forza avere qualcosa da dire su qualunque argomento. Può esserci anche qualcosa che non conosciamo (e che, legittimamente, non ci interessa di conoscere) e su cui non abbiamo un parere: non parlare non vuol dire per forza non esserci o essere ignavi.

 

Dovremmo, come si diceva ieri, imparare a goderci i momenti che viviamo, senza aspettare il futuro che verrà: questo non vuol dire non avere aspirazioni o non lottare per raggiungerle, ma significa semplicemente che il tempo in cui noi viviamo è il presente, né il passato né il futuro, ed è di questo presente che dobbiamo avere cura. Se sono ad un concerto, devo perdermi con la mente e con il corpo nella musica che ascolto; se sto per mangiare una buonissima pizza, preparo i miei sensi ad assaporarla; se vivo una bella esperienza, cerco di memorizzarne tutti i particolari per poi poterli condividere di persona con i miei amici, parlando con loro, guardandoli negli occhi. Se ho già condiviso tutto su facebook, di cosa parlo con i miei amici? Di poco e nulla e perciò passo  le mie serate con loro a guardare ciò che altri stanno condividendo in quel momento e così via…

Ultima sfida: provare a stare un giorno, uno solo, senza smartphone e vedere cosa succede. 

Se qualcuno ci riesce, me lo dica: voglio sapere cosa avete provato.

Vi auguro una buona estate.

Lg


Da cosa era nato tutto questo? Da una delle consuete liste dei compiti per le vacanze che circolano sui social e che anche quest'anno hanno avuto la loro eco grazie al reel di un influencer molto noto che ha suggerito a studentesse e studenti di alzarsi tardi, fare movimento, leggere un libro che rispecchia i loro interessi, uscire con gli amici. A chi grida al miracolo e alla genialità, suggerisco di fare una rapida ricerca su Google: senza scorrere troppo le pagine, si nota che queste liste alternative esistono almeno dal 2014.

È tutto legittimo e anche giusto, per carità, ma possiamo dire una volta per tutte che questi sono consigli, auguri dati a favore di camera ma non compiti? Che farli passare per compiti è disorientante e mette in cattiva luce tutti coloro che invece assegnano libri da leggere o esercizi da fare, soprattutto agli occhi di chi non ha gli strumenti per discernere?

Essere onesti - e non dire e fare cose solo per il gusto di apparire diversi dalla massa - forse è più importante, anche se può essere meno redditizio. Oltretutto, si possono dare questi consigli senza opporli ad una minima lista tradizionale di compiti da fare (e lo si può fare - surprise surprise - anche senza uno smartphone che ci sta facendo un video).
E sì, nel 2016 i ragazzi usavano ancora Facebook.

Daniele Silvestri, Argentovivo






1 commento:

  1. diletta_manontroppo15/06/25, 09:34

    Bravo. E proprio perché mi trovo d'accordo, questo "bravo" te lo dico sottovoce, tra me e te.

    RispondiElimina

Lo sbilico

Sicuramente l'ho già scritto in queste pagine: ci illudiamo di scegliere i libri da leggere, ma - tranne quando ci vengono imposti - son...